SANDRO PERTINI



IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA INTERVENNE IN UNA CLASSE DELLA SCUOLA MEDIA PASCOLI (3F PROF.A MARIANELLI) E AL CENTENARIO DALLA NASCITA DEL PRESIDENTE CELEBRATO A PORTOFERRAIO NEL 1997, DALLA “GIORNATA DELLA SCUOLA”, D’INTESA CON IL COMUNE LOCALE, ALTRI ENTI E D’INTESA CON CARLA VOLTOLINA PERTINI.

090102Foto: IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA DIFESA AMMIRAGLIO MARIO PORTA CHE VIVE A PORTOFERRAIO

"Io sono del 1925, ho 72 anni e quindi sono di una generazione che è completamente diversa dalla vostra. Vi guardo con grande speranza e stima, anche per la vostra capacità di partecipazione ai problemi sociali che noi, nati nell'epoca fascista, evidentemente non avevamo. Non potevamo sviluppare il senso critico, fondamentale per andare avanti, per progredire. Criticare l'esistente, la società è importante per cercare di fare un balzo in avanti.


La mia carriera quindi è stata questa.
Ho studiato a Firenze, sono fiorentino, ho frequentato il liceo scientifico perdendo però gli ultimi due anni per andare a fare la guerra, pensando che fosse un dovere fare la guerra. Quindi ho sostenuto l'esame di maturità due anni prima del dovuto. Sono andato all'Accademia Navale per diventare ufficiale ed ho cominciato la mia vita in mare.

I PRIMI CONTATTI CON SANDRO PERTINI

Non vi racconterò tutta la mia carriera, ma vi dico soltanto che ho diretto diverse navi. Se me le ricordo tutte, ho comandato il Libis, il Siviglia, il Carabiniere, il Vittorio Veneto, la Seconda Squadra Navale e anche la Flotta Italiana. Questa è stata la mia carriera d'uomo di mare. Dopo questo percorso, ho avuto anche una carriera, diciamo, più politica, e sono diventato Capo del personale della Marina, Direttore generale del personale della Marina, quindi ho avuto il Comando in capo della Squadra. Sono stato poi Segretario generale della Difesa, Direttore Nazionale Strategico, che è poi un incarico dovuto. In seguito sono stato Capo dello Stato Maggiore della Difesa per circa due anni e mezzo e Segretario Generale per altri tre anni.
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nave IBIS

Il mio periodo romano ha quindi un'estensione circa di sei anni e sono questi che mi hanno permesso di stare a stretto contatto, prima con il presidente Pertini, e dopo con il presidente Cossiga. Ma Pertini è il personaggio fondamentale nella mia carriera. Ho vissuto negli anni '80 il sequestro della nave Achille Lauro, quindi i miei contatti tra i militari ed i vertici politici sono stati molti.


Vi dico però subito quali sono stati gli incontri diretti con Pertini.

Nel '79 quando c'è stato il famoso problema degli “uomini radar”, oppure nel '87 in occasione del centenario navale, Pertini è uscito in mare con me. Nel '85 si è imbarcato sulla mia nave per venire in Egitto, e abbiamo raggiunto il famoso mausoleo di El Alalamein, dove si trovano gli italiani caduti nella guerra d'Africa ed in Egitto. Di quest'avvenimento ci fu poi anche la commemorazione in Parlamento.
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sacrario El Elalamein


Questi sono stati i miei contatti con Pertini, oltre a quelli abituali della mia frequentazione al Quirinale, la residenza del presidente della Repubblica a Roma.

Vi dico subito che nonostante le apparenze, non è facile parlare di Pertini, perché Pertini sembrava una persona limpida e chiara, un libro aperto, invece molti dei suoi sentimenti, molte delle sue passioni (era un tipo chiaramente passionale) hanno dei risvolti non facilmente comprensibili o perlomeno si prestavano a diverse interpretazioni. Quindi non è facile dire qualcosa di originale, anche perché, anche se voi siete giovani, bisogna convenire che ormai è stato detto tutto sul nostro amato presidente.

 

Pertini è un mito, è stato descritto in ogni modo, e adesso abbiamo anche questo pregevolissimo libretto che il vostro professor Bramanti ha fatto con tanta passione, “I cent’anni di Pertini”, scritto in un modo particolare, con sentimento, e mi ha colpito. Ecco, non è facile dire cose nuove, trovare degli aneddoti originali, c'è il rischio di cadere nella banalità. Ma bisogna avere anche il coraggio di dire le cose banali, perché sono vere, almeno per chi ha avuto modo, diciamo, di controllarle e sperimentarle di persona come è accaduto a me.

 

Io darò quindi una semplice testimonianza di ciò che ho visto e sentito, ed è un privilegio per me parlarne, perché è stata una fortuna aver avuto a che fare con il presidente Pertini, proprio con lunghi colloqui a due. Per capire Pertini, e io sono convinto che per i giovani non è facile farlo completamente, bisogna mettere Pertini nella collocazione e negli avvenimenti del suo tempo, anche se a qualcuno potrà sembrare un paradosso premettere questa mia affermazione.

 

Era una persona "fuori del coro", si opponeva a tutto quello che non andava, si opponeva come fu ribelle all'epoca fascista, un periodo che ha combattuto tenacemente. Senza questa sua caratteristica, Pertini non sarebbe stato il Pertini che noi conosciamo. Questo vale per ognuno di noi, siamo, in qualche modo, coinvolti nel contesto in cui stiamo vivendo.

 

E quindi per capire "il primo" Pertini, quello della sua gioventù, bisogna conoscere e tener di conto del periodo storico in cui ha vissuto.

 

Innanzi tutto vi parlerò d'alcuni aspetti che saltano subito agli occhi, conoscendo Pertini. Egli era come si mostrava, non aveva nessun artificio, non faceva niente per piacere al suo interlocutore.

 

Caso mai a Pertini piaceva assumere certi atteggiamenti solo, quando si rivolgeva alla folla, questo sì! Ma nei discorsi, diciamo seri, tra persone, non concedeva niente. Lui era come si mostrava, e poi, in fondo, questo era il suo fascino ed il suo carisma: la limpidezza assoluta, gli occhi limpidi, cosa che non è facile trovare in un politico. Potevi guardare nei suoi occhi e capire che quello che ti diceva era certamente vero.

 

Quindi, in conclusione, queste sono le cose che ho capito di lui e che per lui venivano innanzi tutto.


IL RIFIUTO DEL PRIVILEGIO

Se c'era uno che rifiutava completamente il privilegio, quello era lui, e per questo era anche "figlio del suo tempo", quello degli anni '30, perché in quel periodo c'insegnavano a rifiutare la vita comoda, a rifiutare sempre le "porte larghe", a cercare le porte strette, quelle difficili. Questa mentalità veniva da lontano, anche dalla mia generazione, ed era pure quella di mio padre. Quindi il rifiuto del privilegio.


L'INDIFFERENZA TOTALE VERSO IL DENARO

L'indifferenza assoluta, cosa che forse adesso, per la vostra generazione è difficile capire. Ora siamo immersi nel consumismo, nel denaro, sempre più denaro. Pertini era completamente indifferente, ripeto, indifferente al denaro.


IL SENSO EROICO DELLA VITA

Lui affermava che la vita non si doveva ridurre al guadagno o alla convenienza, ma contava il senso eroico della vita. L'uomo è venuto al mondo per fare qualcosa di nobile e molto più alto, che solo pensare al proprio profitto. Come senso eroico, non vorrei essere frainteso, io intendo l'eroe, nell'accezione antica: cioè l'uomo che nella società primitiva era il migliore, il più generoso e combatteva e lavorava per gli altri. Questo è il senso eroico che io ho sempre visto ed ho sempre sperimentato in Pertini.


LA RETTITUDINE

La rettitudine, ma non quella di comodo, che a volte s'insegna ai ragazzi. Quando si dice loro di essere onesti, ma anche dei “dritti” perché conviene, per raggiungere il proprio tornaconto. Un modo d'essere onesti, retti, insomma, ma solo in un'ottica utilitaristica. Invece no ! La rettitudine di Pertini era un valore assoluto, per la quale si paga anche con la propria vita e bisogna essere retti anche sapendo che il fatto non porterà nessun vantaggio immediato. Essere retti: un imperativo categorico della comunicazione tra un uomo e l'altro, tra un uomo e la società. Quindi vedete che, più o meno, la mia esperienza combacia perfettamente con ciò che già si è detto in giro su Pertini. La cosa importante è però che io sono un testimone delle sue verità.


IL FASCINO

L'uomo Pertini aveva un fascino incredibile. Ti prendeva subito, era una persona che aveva un carisma naturale, e mi dispiace che voi non abbiate avuto contatti diretti con Pertini, comunque io vi garantisco di questo gran fascino che lui emanava verso tutti.


IL RIBELLE

Pertini era un ribelle nato. C'è appunto chi dice che si nasce o conformisti o ribelli. Non è proprio così, ma è anche una verità, perché alla fine ognuno di noi trova giustificazione al fatto di essere conformista o giustificazione all'essere ribelle. Ma lui aveva anche il senso dell'individualismo, di chi è pronto a combattere da solo. Non stava in mezzo al coro, non accettava la cultura dominante, ma voleva criticarla per progredire, andare avanti. Questo effettivamente era un aspetto del suo carattere.


PERTINI IL POLITICO, PERTINI IL SOCIALISTA

Voi sapete che è stato un socialista, ed aveva una fede incredibile, ma un socialista-riformista. Credo che nessuno più di lui abbia combattuto per trovare la sintesi tra libertà ed uguaglianza. Tutto il filone politico progressista nasce dalla rivoluzione francese ed i valori che da essa sono nati, si sono piano piano trasformati per arrivare fino a noi. E cioè la fratellanza, la libertà e l'uguaglianza. Concetti difficili da realizzare ed è per questo che lui parlava sempre di Giustizia. Se si ottiene Giustizia si ha anche la libertà e l'uguaglianza tra gli uomini. Questo è un concetto molto giusto ma molto meno definibile della sola idea di uguaglianza. L'uomo nasce " non uguale " e per questo molti criticano la Costituzione americana che dà per scontato che l'uomo nasca uguale dal punto di vista politico, ma, di fatto, nasce diverso per tutto il resto. Comunque Pertini ha sempre detto, da quel che ho capito, che molte delle cose in cui credeva erano abbastanza utopiche, difficili da realizzare, ma servivano come stimolo per andare avanti, come obiettivo da raggiungere. Diceva sempre che contano le idee e non gli uomini. Questi, spesso, ci deludono, sono le idee che fanno andare avanti la società.


IL TRIBUNO

Pertini affascinava le folle, le sapeva conquistare ed aveva una specie di radar per capire cosa la folla volesse. Era un grande oratore e si esprimeva con parole semplici ma efficaci.


IL PARTIGIANO

Pertini il partigiano è quello ancora più affascinante, perché finalmente poteva fare quello che voleva nella sua esistenza, cioè combattere per il popolo, aiutare i deboli, togliere la tirannia per riacquistare la dignità, la libertà. Infatti, lui vedeva l'epoca della resistenza come la migliore e durante quel periodo ha espresso tutte le sue caratteristiche.


IL PACIFISTA

Su questo vorrei spendere qualche parola. Pertini era pacifista, era per il disarmo totale. Quindi uno si domanda: ma com'è che lui parlava spesso della sua vita militare? Ma non era così. Lui era stato anche un gran soldato nella grande guerra. Infatti, a parte la medaglia per la Resistenza, ha avuto una medaglia d'argento per atto di valore durante la guerra del ‘15-‘18. Quindi questo uomo ha combattuto per raggiungere il suo obiettivo, e ha lavorato nella realtà in cui si trovava. Guai confondere la realtà presente con quella futura. Il futuro ci deve illuminare, deve mostrarci la strada, deve rendere coerenti le nostre azioni per arrivare a quel punto prefissato. Ma la realtà intorno a noi non la possiamo cambiare: è quella che è.
Così lui aveva accettato per forza il suo tempo e si era impegnato, anche attraverso la guerra, per raggiungere i suoi ideali. Lui era effettivamente un utopico, uno che, se vi ricordate, diceva :- “Vuotate gli arsenali e riempite i granai”. Tutte cose giustissime. Diceva anche, e ve lo dico sinceramente, " La guerra è troppo seria per darla in mano ai militari ed ai generali, e la pace è un obiettivo troppo grande per darla in mano ai pacifisti ", perché per la costruzione della pace non ci vogliono le belle idee o meglio non bastano le buone intenzioni e le buone idee, ma anche quelli che lavorano nella realtà, che comprendono e conoscono.

 

Quindi, bisogna non desiderare soltanto le cose buone, ma anche realizzarle, vivendo il nostro tempo con tutte le sue contraddizioni. Occorre insomma vivere il proprio tempo, partecipare a tutte le sue manifestazioni, anche non giuste, al fine di raggiungere l'obiettivo della Giustizia.


IL SOLDATO

Voi sapete che durante l'ultima guerra, le forze italiane sono arrivate fino a 50 Km da Alessandria d'Egitto e poi sono state sconfitte ed hanno avuto grandi perdite umane. E' stato eretto un gran sacrario, molto bello e commovente e che ha una grande vetrata orientata esattamente verso l'Italia, per simboleggiare che tutti quelli che hanno combattuto e sono morti lassù non pensavano che all'Italia. Pertini da buon soldato l'ha visitato e si è commosso.


PERTINI COERENTE, INTRANSIGENTE, IRRIDUCIBILE, RIGOROSO E SCOMODO

Effettivamente era scomodo per tutti e nel ricordarlo io vorrei dire una cosa : tutti lo temevano, perché non aveva quei limiti politici che gli dicevano cosa conveniva fare e cosa no . Lui diceva quello che credeva, non aveva peli sulla lingua e questo alle persone dava fastidio.


IL RAPPORTO CON I GIOVANI

Il rapporto con i giovani era un rapporto vero e sentito. Forse perché non aveva figli e sentiva che i giovani avrebbero continuato, idealmente, la vita per lui troppo breve e quindi aveva quest'ansia pedagogica. Lui voleva insegnare per cercare di allungare nel tempo la sua azione. Ed il buon rapporto che aveva con i giovani, credo che sia stato ricambiato. Ogni volta che parlava di loro diventava un altro: era innamorato dei giovani, della vita e del futuro.(ndr: riceveva, al Quirinale, durante il suo settennato di Presidente della Repubblica, ogni lunedì, gli studenti provenienti da tutta l'Italia)


IL RAPPORTO CON LA MADRE

Lui l'ha definito bellissimo, quando nominava la madre si sentiva tutto il suo rimpianto di averla persa per 20 anni, nel suo tour forzato per i carceri d'Italia. L'adorava e diceva sempre "la mia buona mamma " e si vedeva che avrebbe voluto tornare fanciullo, come del resto ha detto in una lettera spedita dal carcere di Pianosa: la madre per lui rappresentava il periodo ideale dell'innocenza. I giovani sono sempre innocenti. Io sono nato nel 1925, quando ha preso il potere Mussolini, sono nato quindi in una società che era dominata dai fascisti, avevo un padre che era socialista e che nel 1920 aveva fatto lo sciopero contro Farinacci a Bologna, quindi era classificato come sovversivo. Ma i giovani intorno a me erano tutti immersi nell'ambiente fascista. Il giovane è come una spugna: assorbe tutto quello che la società e la cultura dominante dell'epoca gli dicono. Ecco che Pertini sperava nei giovani per trasmettere ideali per un'Italia migliore .


I RAPPORTI CON IL PARTITO

I rapporti con il partito socialista erano alterni. Lui è stato segretario del partito nel 1915 per brevissimo tempo, perché poi è andato a combattere, ed i rapporti sono sempre stati scabrosi, infatti, un uomo di così elevatissimo livello non ha mai avuto incarichi di governo. Lui diceva che li rifiutava, ma io credo anche che non glieli volessero dare. Tutti temevano per quello che avrebbe potuto fare. Sapevano che lui non avrebbe fatto gli interessi esclusivi del governo ma quelli della popolazione tutta.


IL RAPPORTO CON CRAXI

Craxi era Presidente del Consiglio e con Pertini andavano d'amore e di reciproco sospetto....

IL RAPPORTO CON GLI ELBANI

Vi dirò che la prima volta che l' ho incontrato e gli ho detto che avevo sposato un'elbana, lui si è buttato sull'Elba con entusiasmo. Diceva sempre : "Degli elbani io avrò sempre un bellissimo ricordo, perché quando ho avuto il processo a Portoferraio mi sono stati tutti intorno, anche se sapevano che ero considerato pericoloso. Mi hanno accompagnato dalla Linguella fino al luogo del processo, sono stati generosi, mi hanno offerto delle cose e vorrei tornare a trovarli".


IL RAPPORTO CON I PARENTI

Aveva sospetto della vicinanza dei parenti, vista l'alta carica che ricopriva. Una volta mi disse : "A proposito, io ho un cugino ammiraglio come lei " ed io feci : "Sì lo so, Mimmo Lanza di Rio nell'Elba". E Pertini :"Ma lo sa che quel lazzarone non mi viene mai a trovare, non mi telefona; ma è possibile, siamo cugini e quello mi ha completamente cancellato. Gli dica subito di venire al Quirinale". Io contattai Mimmo Lanza e gli dissi: "Ammiraglio e suo cugino? Che figura mi fate fare! Vada a salutarlo, lui dice che lo avete abbandonato". Ma ricevetti una risposta che mi fece scoprire una certa verità: "Ma come? Se gli telefono 100 volte, oppure gli mando un biglietto, non mi risponde, si fa negare". L'intenzione di avere contatti con i parenti l'aveva, però li teneva tutti a grande distanza. Era dominato dal suo rigore della lotta ai privilegi e temeva gli fossero chiesti favori ai quali avrebbe dovuto rispondere di no.


IL CAMPANILISTA CHE SOFFRIVA IL MARE

Era un campanilista, per lui i liguri erano i migliori. Era un passionale. Io non credo che ci saranno altri uomini come lui. Pertini era un grande ligure che amava molto il mare, ma lo soffriva incredibilmente. Quando l'abbiamo portato a Livorno per mare, lui già in porto si sentiva male. Quando andammo in Egitto, per fortuna, il mare era buono. Ma la sua sofferenza non la faceva vedere, la mostrava come disagio. Mi diceva sempre che Mussolini, per fargli dispetto, lo mandava (mentre era un carcerato politico, ndr) a fare viaggi in nave nei giorni di mare mosso. Lui amava moltissimo il mare, l'azzurro, l'orizzonte, quando era a bordo era felice in questo senso, nonostante soffrisse sempre il mal di mare. Per tre volte io l'ho avuto a bordo, sul Vittorio Veneto, sul Duilio e sull'incrociatore del Vittorio Veneto, e tutte e tre le volte l'ho visto a disagio anche nel percorrere brevi tragitti.


LA COMMEMORAZIONE

Dopo la sua morte, nel 1990, io ero ancora Capo dello Stato Maggiore della Difesa e ci fu la commemorazione in Parlamento di Pertini. Io ero lì nella mia funzione. Parlarono di lui per prima la Jotti come Presidente della Camera, poi Craxi come capo del partito socialista e dopo Andreotti come capo del Consiglio dei Ministri. Tutti dissero belle cose, compreso Andreotti che però , con un pizzico di malizia aggiunse : " Peccato che il suo partito non gli abbia mai dato un incarico di rilievo " ed ancora " Fortunato lui che non li ha mai avuti, altrimenti avrebbe dovuto sopportare 1000 compromessi che la carica di governo comportava”.
In effetti, Pertini non poteva accettare compromessi, era limpido. Così io vedevo queste due persone, Pertini ed Andreotti, che conoscevo entrambi molto bene, Pertini come l'uomo del principio, l'etica dei comportamenti <> come dicevano gli antichi : “Fai il tuo dovere e poi lascia fare agli Dei”. Andreotti era l'etica della responsabilità, <>. Questo è il dilemma di tutti, di fronte ad un momento decisivo. Ma attenzione, c'è chi attua un comportamento retto per una sorta di egoismo, per conquistarsi il Paradiso o per avere l'ammirazione di tutti. Altri badano solo ai risultati e si battono per ottenerli rinunciando ai migliori principi. Questo è il grande dilemma ragazzi ! Io sono per Pertini. Quando il risultato ti porta a compromessi che minano i tuoi valori di Giustizia e di Libertà, non piegarti ma difendi, con forza, le tue idee. Questo è l'insegnamento di Pertini.

CIRCOLO CULTURALE SANDRO PERTINI dell’isola d’Elba Presidente onoraria Diomira Pertini

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