SANDRO PERTINI
L'INCONTRO CON PERTINI NEL 1984 DI UNA SCOLARESCA DI PORTOFERRAIO E LUI RIVELO' LA SUA CARCERAZIONE ALLA TORRE MEDICEA
Edizioni “La Giornata della scuola” 1996
Pubblicazione presentata in occasione della commemorazione del 25.9.1996, centenario dalla nascita di Pertini, svoltasi presso la Torre della Linguella e nel Duomo di Portoferraio.
PREMESSA
Sandro Pertini ha cent'anni, oggi 25 settembre 1996. Potrebbe essere questo un modo per "tenere in vita" il presidente più amato dagli italiani. Considerare quello di oggi un compleanno più che una commemorazione. Per la verità non occorre alcun gioco di parole, di certo rimarrà immortale il messaggio espresso dalla sua vita. Il suo rigoroso impegno per la ricerca della piena libertà e della giustizia sociale. Altri suoi "compleanni" ci saranno e verranno celebrati e la storia futura non potrà che esaltare la figura dell'avvocato di Stella.
Pertini dovrà essere paragonato e accomunato con i grandi del nostro secolo: Ghandi, Martin Luther King, Madre Teresa di Calcutta, in questi giorni gravemente ammalata, e altri. Ed è la storia di Sandro Pertini, quella più antica, che va riscoperta per capire la sua grandezza, forse più dell'analisi del periodo a noi vicino, quello nel quale egli è stato un esponente politico delle istituzioni della nostra Repubblica. E' quindi la sua storia degli anni '20, '30 e '40, che secondo me lo rivela personaggio unico.
Dalle lauree di Pertini in poi, dal 1921 al '41, ci sono 20 anni di lotte e sofferenze che hanno formato duramente quest’uomo. Bisogna allora conoscere a fondo quel periodo e qui ne traccerò alcune parti significative.
Assieme a Matteotti, Gramsci e pochi altri, Pertini ha caratterizzato la storia d'Italia e ha saputo abbattere la dittatura fascista, per poi porre le basi della democrazia ancora, a mio avviso, da attuare in modo pieno e reale secondo il dettato della Costituzione.
In queste poche pagine ho cercato di mettere le tracce dell'amara esperienza di Pertini nel nostro ambiente, a Pianosa e a Portoferraio. La vita del carcere e del confino hanno dato la prova della forza gigantesca di Sandro Pertini, un irriducibile, come fu definito dai suoi nemici, ai quali non cedette mai nonostante il continuo sopruso attuato dal regime di Mussolini. L'aver saputo resistere allora ha consentito a Pertini di essere un punto di riferimento per le istituzioni repubblicane italiane, molti anni dopo, e di battersi quindi, senza tentennamenti e con vigore, contro il terrorismo, salvando l'Italia da nuove crisi profonde.
1981: IL VIAGGIO AL QUIRINALE DEGLI STUDENTI DI PORTOFERRAIO
UN "TRAGHETTO" PER ROMA
Quando entrai nel Quirinale ero talmente preso dal controllo dei ragazzi che non mi gustai la
bellezza del luogo.
Il viaggio dall'Elba era stato rapido e, partiti alle 5 con la motonave Aethalia, alle 10,30 già scorrazzavamo per il raccordo anulare di Roma. Giungemmo al Quirinale con un po' di ritardo
rispetto alla convocazione, anche per il duello tremendo ingaggiato con il caotico traffico della città.
Comunque fummo accompagnati nella grande sala dove Pertini riceveva, ogni lunedì, centinaia di studenti italiani. Uno spazio era stato riservato a noi elbani.
Avevo in precedenza fissato quell'incontro, senza troppe formalità, direttamente con la segreteria del presidente e si trattò solo di rispettare un lungo calendario di appuntamenti, che il rappresentante di tutti gli italiani aveva predisposto.
Era il 19 aprile dell'84, da qualche anno ero diventato padre ed a quel tempo ero insegnante di sostegno nella media Pascoli, diretta da Bruno Bolano. Perché si arrivò ad organizzare un incontro con Pertini?
Cercando di rispondere alle direttive ministeriali ed ai corsi d'aggiornamento intrapresi, gestivo attività scolastiche dedicate al coinvolgimento dei ragazzi meno fortunati, nel lavoro scolastico quotidiano. Lo scopo era anche quello di organizzare attività giuste per tutta la classe, secondo le caratteristiche di ogni studente; il "famoso" insegnamento individualizzato. Con l'insegnante di lettere Assunta Salimbeni individuammo una tematica di educazione civica ( che di solito non viene molto sviluppata nella scuola italiana), per far conoscere agli studenti gli ordinamenti repubblicani, i partiti e altro del genere. Come conclusione del lavoro proposi l'incontro con Pertini. L'argomento fu svolto a grandi linee, con realizzazione di fumetti, visite al Municipio di Portoferraio ed esercitazioni pratiche.
Avevo pensato a Pertini, anche perché da qualche tempo aveva saputo creare un feeling con i
giovani. Un fatto che proseguì negli anni. Ricordo, infatti, che nel 1983, mio figlio Guido che aveva due anni si fermava davanti alla Tv, mentre giocava per casa e diceva con entusiasmo, ogni volta che vedeva nello schermo il nostro presidente: "Mamma", vieni a vedere, c'è nonno Pertini !". Riusciva quindi il Sandro nazionale a farsi amare proprio da tutti.
L'INCONTRO
Fummo introdotti nella grande sala dove già gruppi di scolaresche, provenienti da tutta Italia, erano sistemate. Non tardò ad arrivare Sandro Pertini e un applauso scrosciante lo salutò. Venne a parlare con il nostro gruppo quasi subito e mentre si avvicinava a noi, Raffaele Mennella, uno dei ragazzi più vivaci, lanciò un grido spontaneo verso il nostro interlocutore manifestando il suo affetto sincero per “nonno” Pertini: e un nuovo applauso echeggiò nel grandioso salone dorato. Il presidente subito sbottò: . Dopo che gli furono consegnate targhe e libri ricordo, predisposti dall’Amministrazione comunale di Portoferraio e dall'Ente di valorizzazione dell'Elba, Pertini proseguì il suo racconto.
L'ANEDDOTO DI PORTOFERRAIO
<Appena arrivato nel carcere della Linguella mi gustai sì il bel panorama del golfo e della città
fortificata dai Medici, ma trovai un materasso nella cella colmo di cimici, quegli animaletti..... Una cosa che mi era già successa altrove. Protestai subito col capo guardia, non potevo stare in quelle condizioni. Ebbene, -fece il presidente, frugando nella sua freschissima memoria (pareva raccontasse un episodio accaduto il giorno prima)- ci vollero diversi reclami prima che mi fosse dato ascolto. Arrivò quindi il capo guardia che mi disse: "La conosciamo bene Pertini, lei è un contestatore, non gli va mai bene nulla, ogni occasione è buona per fare confusione!!! Prenderò io questo materasso per dimostrare la sua malafede". Mi fu allora dato un altro materasso. La mattina seguente, dopo aver finalmente ben riposato, fui attratto da un rumore, un crepitio e guardando nel piazzale della Linguella vidi un bel falò. Era il mio vecchio materasso: il capo guardia aveva di certo verificato il fatto delle cimici ed era corso ai ripari! Avevo avuto ragione fino in fondo>>.
Una risata generale concluse quella piccola storia che dimostrava, ancora una volta, la tenacia del Presidente inflessibile in ogni occasione e la diceva lunga su come quotidianamente lui aveva dovuto lottare contro i suoi carcerieri del periodo fascista, anche per questi particolari.
TADDEO TADDEI CASTELLI, UN ELBANO CUGINO DI SANDRO PERTINI
Un altro motivo di "elbanità" del nostro presidente ci viene da Taddeo Taddei Castelli, cugino di Pertini, che opera, assieme alla moglie Giuliana Foresi, nella direzione della tenuta agricola de "La Chiusa" a Portoferraio, una delle aziende agricole che produce i migliori vini Doc elbani.
L'ho incontrato di recente proprio per avere ulteriori notizie sul presidente. Mi ha molto colpito la somiglianza del signor Taddeo con Pertini. Classe 1925, di mole nettamente superiore in altezza a Sandro Pertini, ricorda però molto con il suo fisico asciutto e nel suo modo di fare il presidente scomparso. E' stato un incontro molto emozionante.
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Mio padre Dino fu l'ispiratore della domanda di grazia che la madre di Sandro fece, a suo tempo, nel tentativo di rivedere libero il figlio e per questo, da allora, mio cugino si adirò non poco con mio padre.....
Sono stato spesso a trovare Sandro a Roma, quando era presidente della Camera e quando divenne presidente della Repubblica. Come lui sono stato partigiano contro la repubblica di Salò, dopo che avevo assistito di persona alle atrocità commesse dai fascisti. A questo proposito ricordo un fatto davvero significativo sulla integrità morale di mio cugino. Gli americani a Roma lo incontrarono e lo sovvenzionarono con addirittura un forziere di monete d'oro, affinché organizzasse la Resistenza nel nord Italia. Ebbene, ad azioni compiute, Sandro fece un nuovo incontro con gli Usa, i quali, con grande meraviglia, si videro ritornare quel forziere con tutte le monete. <>. Sandro avrebbe potuto benissimo tenere per sé tutto quel tesoro!>>.
Quando andavo a trovarlo nella capitale, durante la sua presidenza, mi ricordo che pagava il caffè che mi offriva. Non voleva approfittare minimamente della sua alta carica. Tirava fuori un piccolo portamonete di pelle e dava al commesso, che gli aveva portato la bevanda, i soldi necessari. Mi disse poi di come non avesse mai voluto entrare nelle varie cariche di partito o di governo. "Mi hanno offerto tanti incarichi, - mi diceva - ma non voglio certo sporcarmi le mani!" .
E quanto fosse colma la politica di mele marce, anche tra le persone un tempo a lui vicine, me lo dimostrò con un fatto preciso, quando era presidente.
"Senti ti dico questa.- mi fece quella volta - Ieri mi sono venuti a trovare tre esponenti del PSI.
Hanno cominciato a dire di banche, aziende, contributi, di bisogni di sostegno al partito e
manovre.... dopo due o tre frasi ho chiamato i commessi con il campanello. Non ci vedevo più e ho detto loro: "Buttate fuori questi signori! Hanno offeso il vostro presidente!!".
Qui all'Elba ha avuto contatti con il pretore Della Valle, con l'ammiraglio Porta. Doveva venire ad inaugurare la nuova caserma della Polizia Stradale ma poi sfumò l'occasione.
Ricordo che in famiglia, quando ero piccolo, Sandro veniva definito "il sovversivo" ed era noto il
suo carattere focoso e deciso. Era indistruttibile.
Quando andavo da piccolo al suo paese, Stella, sua madre sconsolata diceva spesso: “Ma chissà cosa gli è servito studiare tanto nella sua vita!? E' sempre in carcere!". Un altro piccolo episodio che la dice lunga sul suo carattere è quello relativo al periodo del terrorismo. Sempre in una visita a Roma, mi disse che le autorità militari avevano deciso di scortare in modo serrato il presidente.
C'erano state precise minacce di morte. Allora facevano uscire Sandro da porte secondarie e
percorsi alternativi. Ma pareva che i terroristi sapessero anche di quelle mosse. Sandro, stanco di tutto ciò, volle uscire da dove si temeva un agguato. Uscito da quella parte di Montecitorio non ci fu nessun agguato e lui sbottò. "Ah, non si sono mica fatti vedere quei vigliacchi!".
Sono flash di una vita di un uomo autentico, irreprensibile, coraggioso e che ha amato la sua patria e la causa della giustizia come pochi altri.
PERTINI CARCERATO A PIANOSA E A PORTOFERRAIO
Riportiamo qui in sintesi alcuni momenti della sua vita di carcerato a Pianosa, ricavati dalla bella pubblicazione "Pertini; sei condanne, due evasioni" di Vico Faggi edizione Mondadori. Fu poi confinato a Ponza, alle Tremiti e a Ventotene. In precedenza era stato detenuto a Santo Stefano, a Turi assieme a Gramsci e altri noti oppositori di Mussolini.
Pertini arriva a Pianosa il 13.11.1931 e l'attuale direttore del carcere mi ha detto che una lapide all'isola ricorda la permanenza di Pertini laggiù.
Il 23.2.1933 accade un primo fatto significativo: Pertini scrive al presidente del Tribunale speciale per rinunciare alla domanda di grazia fatta da sua madre Maria Muzio. Quindi lo stesso giorno invia una lettera alla mamma, una missiva durissima con la quale esprime tutto il suo rammarico per la richiesta di grazia. Lui non voleva scendere ad alcun compromesso con il regime fascista a costo di pagare con la sua vita. Ecco alcuni passi:
"Debbo frenare il mio sdegno del mio animo, perché sei mia madre e questo non debbo
dimenticarlo. Dimmi mamma perché hai voluto offendere la mia fede!....Qui nella mia cella di
nascosto ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna......La libertà, questo bene prezioso tanto caro agli uomini diventa un sudicio straccio da gettar via, acquistato al prezzo di un tradimento, che si è osato proporre a me."
Pertini a Pianosa veniva sistematicamente maltrattato dal regime. Il direttore Caddeo per primo non impediva certo la situazione di ingiustizia attuata da vari carcerieri. Pertini con il suo carattere indomabile non si è mai piegato e ne è testimone l'episodio che lo ha portato ad essere condannato per oltraggio nei confronti di una guardia.
Era il 1° ottobre del 1932 e Pertini, soffriva di tubercolosi, quindi era oltremodo tormentato. Fu invitato con veemenza e maleducazione ad andare in infermeria per le cure. Il carcerato matricola 6955, questo era il suo codice, non accettò di certo questo ulteriore attacco alla sua dignità e reagì duramente dicendo di non voler essere trattato come una bestia e che si sarebbe rivolto ai suoi superiori. La guardia tra l'altro aveva maltrattato anche altri e soprattutto in difesa di questi Pertini si era fatto sentire.
Per farla breve, da quel momento iniziò una manovra contro il socialista e furono inventate prove contro di lui, anche perché dopo qualche tempo segnalò anche il pestaggio di un detenuto. Fu rinviato a giudizio alla pretura di Portoferraio. Ecco che Pertini fu "elbano", oltre per la sua carcerazione a Pianosa, anche perché venne per alcune volte a Portoferraio "ospite" nella torre della Linguella.
La prima volta arrivò il 21.9.1933. C'era allora la prima udienza, il giudice era Casimiro Odorisio ed il pubblico ministero Spataro Falaschi. Sandro era difeso dall'avvocato, un suo amico di Savona, Girolamo Isetta. .ma il processo fu rinviato.
Il 31.10 33 scrive a sua madre dalla Linguella , è di nuovo pronto per l'udienza, la lettera fu bloccata dalla censura e non arrivò mai alla signora Maria. Del resto tutta la corrispondenza di Pertini era sistematicamente sottoposta al vaglio della censura fascista, si accumulavano notevoli ritardi nella consegna oppure spesso la posta era bloccata del tutto.
Ecco alcune parti di quella lettera:
"...Mia buona mamma, eccomi qui a Portoferraio in attesa del processo...non preoccuparti mamma se in questi ultimi tempi non hai avuto notizie...Di salute sto bene ed il morale è sempre sollevato....passo i miei giorni serenamente e tu vivi sempre nel mio ricordo....Andrò avanti per il cammino che ho liberamente scelto, senza compiere debolezza alcuna e senza il miraggio di un domani per me radioso..."
Il giorno 9.11.33 Sandro si svolge il processo per oltraggio nei confronti di quella guardia. Scrive al pretore. Fu tenuto a porte chiuse il procedimento, per decisione del giudice, che considerava pericolosa la situazione della gran calca di elbani convenuti. La gente occupava addirittura le scale della pretura fino all'ingresso principale dell'edificio. Tra questi erano presenti i parenti elbani, originari di Rio nell'Elba, Dino Taddei Castelli podestà e Lina Lanza sua moglie.
Pertini fu condannato a 9 (ulteriori) mesi di carcere e 24 giorni.
L'21.1.1934 gli viene addirittura vietato il contatto con il suo avvocato. Pertini cercava, senza
riuscirvi, di far intervenire al processo di appello, certo Negri, testimone del semplice battibecco che aveva portato alla condanna Pertini. Un testimone in grado di dire la verità favorevole a Sandro.
Anche il tribunale di Livorno quindi confermerà la prima sentenza di condanna per oltraggio, il 16.2.1934. Il giornale di Zurigo "Falce e martello" riportò allora, con sdegno, la storia di questa vicenda: "Un atto vile di rappresaglia contro Pertini, il quale comunque non cesserà di denunciare soprusi cui sono sottoposti i carcerati".
E quindi si passò al ricorso in cassazione il 25.7.1934 con udienza a Roma.
Intanto a Pianosa il socialista decide di non scrivere più, per protesta, ai suoi cari e agli amici.
Nell’isola compì numerosi studi giuridici, storici e politici.
Il 30.1.1935 la corte di cassazione, ovviamente, respinge il ricorso del nostro detenuto e conferma la condanna e gli assegna anche una multa di £. 500.
Il 25.8.1935 Sandro scrive poi l'ultima lettera alla madre, da Pianosa
Ecco alcune stralci:
"...Ecco l'ultima lettera dalla Pianosa, mia buona mamma. In questi anni il mio animo liberato
d'ogni scoria e d'ogni miseria, arricchito di preziose virtù...ho sempre cercato di fare il bene dei miei compagni di carcere...sento di lasciare qui qualcosa di me stesso..." Poi Pertini sempre con tono severo ricorda di non volere assolutamente andare al confino a Stella, come avrebbe voluto la madre. Minaccia addirittura atti irreparabili...
Il 6.9.1935 lascia dunque Pianosa, si ferma ancora tre giorni alla torre del Martello della Linguella e successivamente arriva a Ponza il 10.9.1935 per scontare 5 anni di confino, fino al 1940, ma alla scadenza gliene furono assegnati altri 5.
Da qui deve essere trasferito alle Tremiti e minaccia lo sciopero della fame ottenendo di andare a Ventotene.
Dopo anni di carcere e confino gli fu concesso di rivedere l'anziana, ultra ottantenne, madre. Fu condotto in carcere a Savona, da Ventotene, per un breve e unico incontro l'11.9.1941.
In quel periodo le condizioni di salute di Pertini erano aggravate e fu chiesto alle autorità militari di trasferirlo in un sanatorio, la risposta fu sintetica e glaciale: "Non è possibile perché è un irriducibile!!!". Lo temevano fino a tal punto.
Bisogna poi arrivare al 1943, al 26 luglio e Pertini e altri detenuti politici ricevono, a Ventotene, via radio la notizia più bella:
"Sua Eccellenza il Re ha accolto le dimissioni di Mussolini". e quindi dopo oltre 14 anni si avvicina il momento della libertà. Ma se si considera che dal 1925 subì la sua prima condanna, si capisce che per Pertini ci sono stati 18 anni circa di mancanze di una piena libertà.
Il 23.8.1943 torna a Savona, ma solo dopo aver fatto una missione a Roma con Bruno Buozzi, per ottenere dal capo della polizia Senise la liberazione di tutti i detenuti politici confinati.
Ecco che si può capire come il Presidente Pertini abbia avuto alle sue spalle una storia davvero dura e ampia. Dietro quel suo sorriso e quel suo dire risoluto in Parlamento e altrove, c'era un'esperienza unica e forse irripetibile che gli dava una grande forza.
HANNO DETTO DI LUI
(da “Ciao Sandro” di Angelo Malaioli ed. Aesse)
MARIO LUZI:
"....Accadde che un uomo vecchio, anche se indomito, non eccessivamente indottrinato, non
eccessivamente scaltrito nei giochi e nelle manovre, dolorosamente arrancando e scarpinando tra rovine e funerali, apparve agli italiani nel momento più buio della tempesta e, unico pilota, non mollava il governo della nave...."
INDRO MONTANELLI:
"...Rimpiangiamo tutto di lui. Pertini fece piazza pulita di tutto, spalancò le finestre inaugurando, molto prima di Gorbaciov, la Glasnost e instaurò con il cittadino un rapporto del tutto nuovo, semplice, diretto e familiare..."
GIULIANO VASSALLI:
"...Il settennato della sua presidenza fu attraversato dal terrorismo e dai dolori e pericoli ad esso connesso, ma straordinaria e decisiva per la salvezza delle istituzioni repubblicane, fu la sua fermezza nel condannare ogni parvenza di giustificazione dell'eversione..."
GIORGIO NAPOLITANO:
"....Sandro Pertini era rimasto fuori per decenni dalle trafile di partito e ministeriali, aveva conservato intatta una carica straordinaria di freschezza umana e politica..."
NORBERTO BOBBIO:
"...Tutti coloro che hanno ascoltato o letto i suoi discorsi ufficiali o le conservazioni di fine anno... hanno potuto apprezzare la sua virtù che gli consentiva di esprimere verità perenni col più semplice dei linguaggi..."
LUI HA DETTO
ALL'ASSEMBLEA COSTITUENTE:
"...La Repubblica non è solo libertà e giustizia, ma anche e soprattutto onestà e umanità..."
AL GIURAMENTO PER LA PRESIDENZA:
"...L'Italia deve essere nel mondo portatrice di pace, si svuotino gli arsenali di guerra, sorgente di morte, si colmino i granai di vita per milioni di creature che lottano contro la fame..."
AL PARLAMENTO EUROPEO:
"...Durante i miei sette anni di presidenza della Repubblica Italiana ho incontrato 600 mila giovani italiani e stranieri... Ho intrecciato con loro un dialogo aperto, sincero, come fossimo antichi amici.
Guai agli anziani che mentono ai giovani...I giovani vogliono un domani di lavoro e di amore...Io sono per il disarmo totale e non m'importa se mi considerano un illuso, m'interessa la salvezza del genere umano..."
DALLA LETTERA DEL MAGGIO 1941 ALL'AVVOCATO ISETTA:
"....Sono vecchio ormai, le delusioni, le sofferenze, le prove amare patite, le delusioni, gli uomini e gli avvenimenti hanno indurito il mio cuore, ma il pensiero di mia madre mi ridà sempre il cuore di quando ero fanciullo, buono e semplice, pronto a commuovermi..."
CARLA VOLTOLINA VUOL CONOSCERE L'ELBA
Ho contattato la moglie di Sandro Pertini che oggi vive a Roma ma anche a Firenze. E' giornalista e psicologa. Mi ha detto, con forza e slancio, di voler conoscere i luoghi dove suo marito fu prigioniero, anche se non interverrà alla commemorazione dei 100 anni dalla nascita dell'ex presidente perché non ama molto partecipare a cerimonie pubbliche.
. Intende la signora Carla Voltolina Pertini, fare un cammino utile a far conoscere tutte le verità sul presidente.
<Voglio venire all'Elba e conoscere i luoghi dove ha sofferto. Lui ha sempre puntato sulla libertà, la solidarietà sociale. Era convinto che non contassero tanto le tessere di partito. “Il socialismo sta nelle cose - diceva - E' l'idea che conta, non gli uomini, sui quali non si può mai giurare”. Per questo si è battuto fino a mettere in gioco la sua vita. Poi, in seguito, ha avuto grandi soddisfazioni; essere il rappresentante di tutti gli italiani lo ha ripagato di tutti quegli anni difficili. Io intendo far rivivere il suo messaggio e la Fondazione Pertini mi aiuta. La cosa più bella che ho avuto dalla vita è l'amore di Sandro e lui ha avuto il mio>>.
SPUNTI PER APPROFONDIMENTI DEGLI STUDENTI
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ognuno deve esprimere sensazioni, idee, commenti, disegni riferiti a quanto ha appreso intorno alla figura di Pertini e del suo rapporto con l’Elba
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descrivere il regime fascista in Italia e in Toscana
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quale la situazione elbana negli anni ’30 sotto il regime Fascista? Testimonianze di anziani
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scoprire tramite testimonianze episodi di vita di quei tempi
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cercare testimonianze di chi ha saputo del processo a Pertini o che erano presenti in qualche modo all’evento (anziani che nel 1933 avevano circa 20 anni)
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fare una ricerca di articoli di stampa sul personaggio in generale e su quanto scritto su Pertini dalla stampa elbana.
E’ possibile anche organizzare escursioni didattiche a Pianosa.
RINGRAZIAMENTO
Mi siano concesse poche righe finali per ringraziare l'Amministrazione comunale campese e in particolare il delegato alla cultura Fulvio Montauti e il sindaco Antonio Galli, che hanno creduto in questa esperienza, raccogliendo le mie proposte di studio sul Pertini "pianosino". Sono state realizzate attività di grande spessore culturale e storico, senza dubbio utili alla comunità locale ed elbana in genere. Un grazie anche a tutti quelli che hanno contribuito a questo lavoro.
Stefano Bramanti
Portoferraio, è giornalista pubblicista collaboratore de "Il Tirreno", del
"Corriere elbano" e di Elbareport. Ha fatto parte del Comitato promotore del
Premio letterario isola d'Elba Brignetti, per il quale ha curato la
pubblicazione che raccoglie le prime 30 edizioni del concorso ed è stato
addetto stampa e curatore del sito www.premioletterarioelba.it; ha realizzato
altre pubblicazioni legate al mondo della scuola e ha fatto due pubblicazioni
su Pertini, una ricerca sull'evoluzione del mondo del lavoro elbano dal 1951 al
1981, realizzata per la Comunità Montana dell'Elba e la raccolta di lavori
scolastici "Leggende, novelle, memorie dell'isola d'Elba".
Ha creato e gestito per 20 anni “La Giornata della scuola”, un contenitore di
manifestazioni scolastiche legate al concetto di solidarietà e allo scambio
culturale, tra cui il premio Paolo Valenti alla sportività (gestisce il sito
www.premiopaolovalenti.it) iniziativa ora di livello provinciale grazie
all'assessore Fausto Bonsignori, al Coni e all'Usp provinciali.