PROGETTO MEMORIA


Creiamo un nuovo spazio all'interno del sito del circolo Pertini, dedicato al "Progetto memoria", impegno che viene da lontano e precisamente dal mondo della scuola; un piano culturale fatto proprio dalla nostra associazione per tentare, magari insieme ad altri enti, di creare un vero e proprio "Museo della memoria", o "Museo della gente", fatto di testimonianze di persone in grado di dare un contributo alla ricostruzione, in modo diretto, della storia locale di questi ultimi decenni. L'iniziativa sorse nella scuola media Pascoli alcuni anni fa e diversi studenti coinvolsero parenti, nonni, zii, genitori. Li intervistarono e produssero documenti di sicuro interesse e valore didattico e sociale. Certi testimoni del tempo furono convocati nella scuola come il pretore Della Valle, Taddeo Taddei Castelli, Mario Castells, Giuliana Forensi e altri.

Invitiamo chiunque a contribuire inviandoci la propria storia, la propria testimonianza e potremo qui fare un'ampia raccolta di questi documenti che possono essere colmi di scritti, immagini, foto e altro. Puntiamo anche realizzare un Cd conseguente che distribuiremo e una pubblicazione. Iniziamo col rendere noto il lavoro di Violetta Amore, forse uno dei lavori di maggior valore. Chi avrà avuto la bontà di leggere questo affascinante documento di 32 pagine, è pregato di inviare un commento.


Un contributo alla memoria storica dell'Elba, fornito dalla compianta collega e amica de "Il Tirreno", scomparsa pochi giorni fa. Una ulteriore dimostrazione del suo impegno. Raccoglieremo in questa sezione i suoi articoli più significativi.

«Seicento elbani negli schedari dei fascisti»

il Tirreno — 26 aprile 2003 pagina 07 sezione: PIOMBINO
Foto: Luana da un'immagine di Elbareport
luRIO MARINA. Lo storico Ivano Tognarini, docente universitario e presidente dell’Istituto storico della Resistenza in Toscana, è intervenuto ieri alla celebrazione dell’anniversario della Liberazione organizzata dall’Anpi (Associazione nazionale partigiani italiani) e dal Comune a Rio Marina, paese che all’Elba ha ospitato, un po’ a sorpresa, l’iniziativa centrale sulla giornata «e il sindaco Francesco Bosi - commenta il professore - ha detto cose importanti sulla Costituzione e ha parlato dei valori della Resistenza, dell’antifascismo, della lotta al nazifascismo. Il senatore ha detto tante belle cose». Dichiarazioni, quelle del sindaco Bosi, esponente di un governo (è sottosegretario alla Difesa) al centro di mille polemiche per quanto stanno affermando esponenti della maggioranza e per la decisione del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, di non partecipare a nessuna celebrazione del 25 aprile.

Professor Tognarini, dalle ricerche emergono nuovi aspetti sull’antifascismo all’Elba?


«Le genti dell’Elba hanno dato tanto alla lotta contro il fascismo e l’antifascismo. Prima con la lotta antifascista, perché sono stati tanti i perseguitati politici elbani. Seicento elbani sono stati perseguitati e schedati dal Casellario politico centrale, che era il casellario dove la polizia teneva i fascicoli personali degli antifascisti. Alcune di queste persone sono state condannate dai tribunali speciali, sono finite in carcere, sono state mandate al confino, in posti lontani e sperduti, altri ancora sono stati costretti a emigrare all’estero come esuli, senza lavoro, per motivi politici. E altri ancora vivevano in difficoltà, senza poter far nulla, a non avere lavoro e quando arrivava qualche gerarca venivano mandati per qualche giorno in prigione per essere rilasciate quando il gerarca era ripartito».

Anche le donne elbane hanno avuto ruolo nell’antifascismo?


«Sì. Sull’Elba non ho fatto ricerche specifiche, ma in Toscana ci sono state 517 donne perseguitate dal fascismo e circa 2000 sono state partigiane combattenti e patriote. Questi numeri non sono uno scherzo. Rispetto all’Elba sono importanti le vicende del settembre 1943 sul quale la giusta interpretazione è quella data dal nostro presidente della Repubblica, a cui ho rivolto un saluto durante l’iniziativa a Rio Marina e ho detto che noi, in questo momento, ci sentiamo molto vicini a lui. Ho visto che quando ho detto queste cose il sindaco Bosi ha applaudito. Come ha giustamente detto Ciampi, nel settembre del 1943 inizia un percorso doloroso e difficile, ma che ha portato alla nuova patria, alla vera patria, alla nazione democratica, alla Repubblica costituzionale, alla libertà. E nel settembre del 1943 le nostre zone hanno dato tanto, hanno scritto pagine importanti. In quel settembre a Piombino c’è stata una battaglia, una delle prime che ha sconfitto i nazisti che volevano invadere la città, e quella battaglia è continuata all’Elba ed è costata un bombardamento terroristico da parte dei tedeschi, che hanno ucciso 150 persone civili, inermi, a Portoferraio. Un bombardamento, quello di Portoferraio, che non era rivolto a postazioni militari o industriali, ma alla popolazione civile, perché con la battaglia di Piombino i tedeschi avevano capito che chi si opponeva alla loro occupazione era la popolazione, quindi si doveva stroncare la resistenza della popolazione civile. I bombardamenti avvennero il 16 settembre, mentre Cesare Maria De Vecchi, comandante militare di tutta la zona, la 215ª, ex quadrunviro fascista della marcia su Roma, ex ministro delle Colonie, della Cultura popolare, mentre questo signore si era messo d'accordo con i tedeschi per la consegna della zona nelle loro mani, a Piombino ci fu la battaglia e dopo l’Elba resistette all’occupazione nazista, con migliaia di soldati e ufficiali italiani abbandonati a se stessi, che impedirono ai tedeschi di occupare l’isola. I tedeschi, per stroncare i militari e costringerli ad arrendersi, colpirono la popolazione civile e bombardarono Portoferraio uccidendo donne e bambini e civili. Il giorno dopo l’Elba fu costretta ad arrendersi e iniziò il calvario dei militari italiani, soldati e ufficiali, che finirono nei campi di internamento in Germania. Quei militari andarono a far parte dei 700mila prigionieri internati che rifiutarono di aderire alla repubblica di Salò, a Mussolini e a Hitler, rinunciando alla libertà».

Quali gli episodi importanti di quei giorni all’Elba?


«In questa storia ci sta anche l’episodio dello “Sgarallino”, che il 22 settembre fu affondato da un sommergibile inglese. Cinque giorni dopo che l’isola era stata conquistata dai nazisti. Lo “Sgarallino” fu avvistato da un sommergibile inglese, che l’aveva individuato come nave militare nemica (prima del ’40 lo “Sgarallino” aveva svolto la funzione di traghetto, ma poi fu militarizzato e trasformato in dragamine). La nave aveva le insegne militari, aveva issata a bordo la bandiera della marina militare tedesca e quando fu identificata dal sommergibile inglese fu silurata. Il fatto che a bordo vi si trovassero 300 civili è una cosa di una gravità inaudita, perché in tempi di guerra ci sono convenzioni internazionali che proibiscono di trasportare civili su mezzi militari. L’unica domanda da farsi è: l’hanno fatto solo per irresponsabilità e leggerezza o lo hanno fatto apposta? Questa domanda non ha ancora una risposta, ma la responsabilità fu dei tedeschi».

Professore, che cosa pensa del revisionismo, della rilettura della Resistenza?


«Riflettere sulla storia è una cosa seria, ma bisogna riflettere in maniera fondata, studiando e lavorando sui documenti, non cercando colpi di teatro, scoop da rivendere al mercatino dei media. La revisione è una cosa seria, il revisionismo no. Spesso è un’operazione non in buona fede, che ha finalità non di approfondimento e di ricerca della verità, ma di capovolgimento di bassa lega, estemporaneo. È un’arma pericolosa che rischia di avere effetti devastanti. Questa è la mia opinione. Chi usufruisce della libertà e della democrazia e non vi si riconosce, può benissimo rinnegare il 25 aprile, che è la giornata che ha portato questa libertà e questa democrazia, ma la guerra contro il nazifascismo è stata una guerra planetaria, combattuta da nazioni e popoli, da alleati e partigiani, ma non c’è dubbio che nel caso nostro il contributo alla resistenza dei partigiani e degli antifascisti e di tutti è stato quello che ci ha consentito di costruire una nazione con la sua Costituzione, che resta un grande documento-monumento in linea con i principi costituzionali dei diritti dell’uomo e del cittadino, che noi ritroviamo negli Stati Uniti della seconda metà del Settecento, nel documento di base delle Organizzazioni unite e dell’Europa, questa nuova Europa e non quella che volevano costruire Hitler e Mussolini».
- Luana Rovini

CIRCOLO CULTURALE SANDRO PERTINI dell’isola d’Elba Presidente onoraria Diomira Pertini

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