Il Presidente Grasso: "Da 18.600 a 9.000 euro netti al mese". Trasparenza sui tagli: ecco le cifre
21 Marzo 2013
"Stamattina leggendo i giornali ho visto che a seguito dei tagli annunciati alle spese del Parlamento si è scatenata una rincorsa di cifre: tante e tutte diverse. Nel mio primo discorso da Presidente ho auspicato che il Senato divenisse una 'casa di vetro'. Credo nella trasparenza, nei fatti che seguono le dichiarazioni."
Così il Presidente del Senato, che prosegue: "Dopo il primo studio delle voci di spesa di martedì, ieri ho approfondito con gli uffici competenti le possibilità di risparmio. Per quel che riguarda il mio compenso, fatte salve le indennità irrinunciabili, ho deciso di tagliare completamente tutto il resto (diaria, rimborso spese generali e rimborso spese per l'esercizio del mandato), passando dai 18.600 euro netti previsti a circa 9.000 euro netti. Su base annua questo significa un risparmio complessivo di euro 111.960 su 223.169,76 euro. Rinuncio anche agli appartamenti e agli autisti, mentre per la scorta, che per me a partire dal maxiprocesso non è stata un privilegio ma una dolorosa necessità, ho stabilito di dimezzare quella prevista dal Ministero dell'Interno per il Presidente del Senato".
Continua il Presidente: "Inoltre, riguardo il costo complessivo lordo del Gabinetto del Presidente e del fondo consulenza, che ammonta attualmente a quasi un milione e mezzo di euro l'anno, ho voluto applicare un taglio del 50%, con un risparmio annuo di circa 750.000 euro. Il risparmio complessivo sarà quindi di circa 861.960 euro l'anno."
Il Presidente Grasso conclude: "Si deve partire dando l'esempio: mi auspico che lo stesso metro possa essere adottato da tutti i componenti dell'Ufficio di Presidenza di un Senato che intendo convocare dal lunedì al venerdì. "
dal sito del Senato
Il Presidente del Senato Pietro Grasso
Il senatore Pietro Grasso è stato eletto Presidente del Senato nella seconda seduta della XVII Legislatura, sabato 16 marzo 2013, ottenendo, alla quarta votazione, 137 voti.
Biografia
Pietro Grasso è entrato in magistratura il 5 novembre 1969. Come prima nomina ha svolto le funzioni di Pretore presso la Pretura mandamentale di Barrafranca (EN) dal 4 maggio 1971 al 29 settembre 1972, data nella quale è stato trasferito alla Procura della Repubblica di Palermo ove per 12 anni ha svolto le funzioni di Sostituto Procuratore. In tale periodo ha diretto innumerevoli indagini, tra cui quella sull'omicidio del Presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella.
Il 10 ottobre 1984 è stato trasferito, a domanda, al Tribunale di Palermo e dal settembre 1985, è stato nominato giudice "a latere" nel maxiprocesso contro la mafia, il cui dibattimento, iniziato il 10 febbraio 1986, si è concluso con la sentenza pronunciata il 16 dicembre 1987, dopo oltre 22 mesi di udienza e 35 giorni di camera di consiglio. Finito il dibattimento, il Procuratore Grasso è stato delegato dal Presidente della Corte d'Assise alla stesura della monumentale sentenza, che, dopo un estenuante impegno di oltre otto mesi, si è concretizzata in un documento di circa 7.000 pagine, raccolte in 37 volumi. Tale sentenza, con la quale sono stati inflitti 19 ergastoli e 2.665 anni di reclusione, è stata positivamente valutata anche dalla pronuncia finale della Corte di Cassazione, che ne ha confermato in via definitiva i punti essenziali.
Nel febbraio 1989 è stato nominato consulente, a tempo pieno, della Commissione parlamentare Antimafia, sotto la Presidenza di Gerardo Chiaromonte, prima e di Luciano Violante, poi. Nel maggio 1991 è stato chiamato dal Giudice Giovanni FALCONE al Ministero della Giustizia ove è stato addetto, presso il Gabinetto, al coordinamento delle attività riguardanti la Direzione Generale degli Affari Penali, con particolare riferimento a tutti i problemi attinenti alla criminalità organizzata ed alla connessa attività di iniziativa legislativa.
Dopo la Strage di Capaci ha sostituito il Giudice Giovanni FALCONE come componente della Commissione Centrale per i programmi di protezione nei confronti di testimoni e collaboratori di giustizia.
Dal gennaio 1993 ha fatto parte della Procura Nazionale Antimafia. Dapprima come Sostituto, in collegamento investigativo con la Procura di Palermo, ha collaborato alle indagini che hanno portato alla cattura di Leoluca BAGARELLA, uno dei più pericolosi e spietati boss di Cosa nostra; poi, è stato applicato alle indagini sulle stragi del '93 di Firenze, Roma e Milano.
Nel maggio 1999 è stato nominato, dal Procuratore Pier Luigi Vigna, Procuratore Nazionale Antimafia Aggiunto, ricoprendo tale ruolo fino al 5 agosto del 1999, data in cui è stato chiamato a dirigere come Procuratore Capo la Procura della Repubblica di Palermo. Sotto la sua direzione sono state eseguiti 1779 arresti per reati di mafia, catturati 13 latitanti - tra i 30 dei più pericolosi - nonché ottenuti 380 ergastoli e centinaia di condanne per migliaia di anni di carcere (anche sotto l'aspetto delle relazioni tra mafia e politica).
Dal 25 ottobre 2005 è Procuratore Nazionale Antimafia ed ha dato impulso e coordinato le più importanti indagini (ha avuto il privilegio di riattivare, attraverso le dichiarazioni di Gaspare Spatuzza, le indagini sulle stragi di mafia del '92-'93) nei confronti delle organizzazioni criminali mafiose nazionali e straniere. Più volte è stato chiamato da organismi internazionali delle Nazioni Unite ed Europei per fornire il suo contributo di esperienza per affinare gli strumenti legislativi di contrasto alla criminalità organizzata transnazionale.
L'11 aprile 2006 a conclusione di una strategia investigativa già iniziata quando era a capo della Procura di Palermo si è giunti, dopo 43 anni di latitanza, alla cattura di Bernardo PROVENZANO.
Dall'8 gennaio 2013 ha dato le dimissioni dall'ordine giudiziario e come candidato capolista nel Lazio per il Partito Democratico è stato eletto Senatore della Repubblica.
Saggi pubblicati
- La mafia invisibile - La nuova strategia di Cosa nostra - Mondadori, 2001
- Per non morire di mafia - Sperling e Kupfer, 2010
- Soldi sporchi - Come le mafie riciclano miliardi e inquinano l'economia mondiale - Dalai, 2011
- Liberi tutti - Lettera ad un ragazzo che non vuole morire di mafia - Sperling e Kupfer, 2012
Contatti
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ARTICOLI SU GRASSO DA IL TIRRENO
A parlare di giustizia con Calleri e Grasso
02 dicembre 2004 — pagina 04 sezione: Piombino
PORTOFERRAIO. Sei convegni per parlare di legalità. Ampio il programma degli incontri elbani sul tema “Legalità e giustizia sociale”, promosso dalle Fondazioni Caponnetto e Pertini.
Piero Grasso, procuratore di Palermo, Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso nel 1992 dalla mafia, Alfredo Galasso ordinario di diritto privato, Mario Almerighi giudice del Tribunale di Roma, sono fra quelli che saranno presenti al tour elbano di 5 giorni. Un progetto voluto dalle Fondazioni in tutto sei convegni dai quali emergerà anche una specifica proposta di riforma della giustizia. L’Elba e Pianosa non più periferie quindi, per alcuni giorni diventano centri di cultura giuridica nazionale, con un movimento di spessore in grado di rivolgersi a cittadinanza, studenti, forze sociali e sindaci. La crescita dell’isola passa anche da tali attività. Gli appuntamenti sono stati fissati a Portoferraio sabato alle 18 con un incontro pubblico e lunedì ore 10,30 riservato alle scolaresche, entrambi presso la sala De Laugier. A Rio nell’Elba, domenicha alle 17,30, appuntamento pubblico al Teatro Garibaldi, quindi a Rio Marina, lunedì ore 17, alla sala della Casa Valdese. Sarà coinvolto Salvatore Calleri, presidente della Fondazione Caponnetto e a Pianosa, dove le due Fondazioni hanno una sede, la mattina del 7 dicembre si terrà un vertice per lanciare una proposta di riforma della giustizia. Poi, a Marina di Campo, nel pomeriggio dello stesso giorno, ultimo incontro con cittadinanza e amministratori. «Una tappa, questa, che consideriamo importante - sottolinea Calleri - Antonino Caponnetto e Sandro Pertini incontravano periodicamente i giovani, proprio per contribuire alla loro formazione con i migliori ideali di legalità e giustizia sociale. Noi faremo altrettanto, alla presenza del giornalista Massimo Del Papa, di Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe ucciso dalla mafia. Parleremo a decine di studenti elbani, ai loro insegnanti, che hanno promosso l’appuntamento nell’ambito della “Giornata della scuola». A tutte le manifestazioni sarà presente la moglie di Caponnetto, la signora Elisabetta, e Domenico Bilotta editore della Diple, che ha pubblicato il libro “Antonino Caponnetto eroe contromano in difesa della liberta”. Non mancherà Pietro Pierri, della Fondazione Pertini, stretto collaboratore di Carla Voltolina Pertini.
S. B.
Al De Laugier ricordando Caponnetto
07 dicembre 2004 — pagina 05 sezione: Piombino
PORTOFERRAIO. Due anni esatti. A distanza di 720 giorni dalla scomparsa di Antonino Caponnetto all’Elba si parla di “Legalità e giustizia”. Non ci sono solo magistrati al centro De Laugier di Portoferraio. Ci sono studenti. Tanti studenti quelli delle scuole medie, quelli dell’elementare. In totale 16 classi dell’isola. E poi amministratori. Ma soprattutto c’è Elisabetta Caponnetto, vedova dell’ex giudice del pool antimafia. «Oggi sono due anni che mio marito è morto - ha detto ad una platea attenta - e “Nonno Nino” sento che è qui con noi e riceve anche il vostro affetto». Un momento particolarmente significativo inserito nella “Giornata della scuola” e momento del ciclo dei convegni su “Elba cittadella della legalità e giustizia” che si concluderà domani con una visita a Pianosa.
Una serie di convegni legati ad Antonino Caponnetto e Sandro Pertini, voluti dalle due Fondazioni e che ha visto sull’isola la presenza di Salvatore Calleri, Alfredo Galasso, Pietro Grasso, Massimo del Papa, Rita Borsellino, Giovanni Impastato.
Ieri l’incontro con Elisabetta Caponnetto. Sara Costa, della media Pascoli, ha consegnato un quadro dove aveva riprodotto la frase, cara a Caponnetto, detta da Paolo Borsellino “voi giovani, quando sarete adulti, avrete maggiore forza di reagire di quanta ne abbiamo avuta io e la mia generazione». Poi Violetta Amore ha chiesto l’intervento di “Nonna Betta” che ha conquistato il cuore di tutti i ragazzi. Domenico Bilotta, Roberto Salvini, Salvatore Calleri, tutti della “Caponnetto”, ma anche l’assessore comunale Daniele Palmieri e Stefano Bramanti, coordinatore della “Giornata”, hanno condotto l’incontro, iniziato alle 9, 30 con due classi delle elementari Battisti. Quindi hanno accolto le medie di Marina di Campo, del Comprensivo di Marciana Marina, di Porto Azzurro, Portoferraio (7 classi) i licei Foresi e l’Itcg Cerboni. A turno i gruppi hanno presentato i lavori sul tema comune, anche con audiovisivi (Campo e Itc IV Igea) e hanno fatto domande su legalità, mafia, pace, giustizia e ognuno ha avuto una risposta. «Voi siete il futuro - ha concluso Elisabetta Caponnetto - le Fondazioni Pertini e Caponnetto rimarranno in contatto con voi e mi raccomando, controllate gli adulti, i genitori, gli insegnati. Che stiano alle regole. A chi sbaglia fategli una multa e il ricavato donatelo a chi ha bisogno». Calleri ha ricordato che nel maggio 2005 i lavori svolti per la “Giornata” saranno premiati dalle due Fondazioni ed ha trovato valida l’iniziativa promossa da alcune classi di inviare messaggi di pace ai governanti del mondo. «Un modo per far sentire il no alla guerra dei giovani, noi vi aiuteremo anche in questo» Il presidente della “Caponnetto a pure letto un passo di Bruce Lee per stimolare i ragazzi all’impegno: «Il sasso nello stagno provoca delle onde che si espandono producendo azioni che si trasformano in sogni».
Le vie di Pianosa dedicate ai morti di mafia
14 maggio 2006 — pagina 07 sezione: Piombino
CAMPO NELL’ELBA. Dopo piazza Sandro Pertini, ora Marina di Campo ha piazza Antonino Caponnetto, inaugurata ieri mattina dal sindaco, Antonio Galli, davanti a numerosi cittadini, alla signora Elisabetta Caponentto, per tutti “Nonna Betta” e il procuratore generale antimafia, Piero Grasso. Ma da ieri la storia di chi ha avuto il coraggio di dire no alla mafia è evidenziata a Pianosa grazie a un’iniziativa promossa dalla Fondazione Caponnetto e dal Comune.
Don Pino Pugliesi, morto per mafia. Don Peppino Diana, morto per mafia. Rocco Chinnici, morto per mafia. Ma anche Peppino e Felice Impastato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Libero Grassi, Beppe Alfano, Giuseppe Marrazzo, Boris Giuliano, Ninni Cassarà, Emanuele Basile, Gennaro Musella, Giancarlo Siani. È una strana via crucis quella che cammina per le stradine terrose di Pianosa, che fu supercarcere per i vertici di Cosa nostra e che ieri ha dedicato la sua piccola viabilità, la sua ossatura, a tutti coloro che sono stati ammazzati dalla mafia. Un omaggio doveroso, dicono i familiari delle vittime che si sono trovati sull “Isola del diavolo” per ricordare a tutti «che i morti di mafia sono un monito per chiunque, sono una vicenda che appartiene a tutti».
Una testimonianza con la fascia tricolore dei sindaci dei comuni dell’Elba, la testimonianza del procuratore Grasso, di Betta Caponnetto, moglie dell’ex giudice istruttore Antonino cui è stata dedicata la piazza a Campo, di Adriana Musella, che ha visto il padre saltare su un’autobomba, della figlia di Rocco Chinnici, di Sonia Alfano che ricorda il padre Beppe mettendo a rischio la propria vita e promuovendo iniziative antimafia con l’associazione Addiopizzo a Barcellona Pozzo di Gotto, dove comanda il boss Giuseppe Gullotti. Si sono trovati tutti qui, il generale Basile - figlio di Emanuele Basile -, il sindaco di Gela, Rosario Crocetta (che con don Ciotti presenterà il suo libro “Io ci credo” alle 10 di oggi a Campo, all’hotel “Barcarola”) che ricorda la collaboratrice di giustizia Rita Atria, morta suicida dopo l’omicidio Borsellino, la vedova di Libero Grassi, Elena che ricorda Pippo Fava. La strada intitolata a lui è piena di margherite e malva. Si commuove, Elena Fava, ricordando il rapporto tra il padre e il mare. A pochi passi da qui, nella sezione Agrippa, ormai chiusa per volere del ministero della Giustizia, sono passati mandanti ed esecutori di quegli omicidi. Tutti sottoposti a regime di carcere duro, reclusi in questa isola tanto bella quanto inaccessibile. Così inaccessibile che Mussolini la volle per i confinati politici (qui venne recluso Pertini), che Dalla Chiesa volle per la detenzione dei terroristi, che lo Stato impose, dopo le stragi del’92-’93, per i mafiosi. Ma Pianosa, adesso, è tornata alla gente. E’ inserita nel Parco dell’Arcipelago, lotta contro l’erosione e la scarsità di fondi, mostra le sue bellezze architettoniche. La sezione Agrippa è chiusa e non ci sono più detenuti a rischio. Adesso ci vengono i turisti, poche ore al giorno, per pranzare nel ristorante che affaccia sulla baia più bella, a pochi metri dal “muro Dalla Chiesa” utile a nascondere la terribile sezione Agrippa, cinque bracci di cemento armato nel silenzio più duro da sopportare.
«Una iniziativa importante - ha detto il procuratore nazionale antimafia - perché se è vero che la lotta alla mafia deve essere al centro del programma politico di ciascun partito, è soprattutto vero che deve essere anche e soprattutto un movimento di gente, una consapevolezza sociale». Deve coinvolgere la gente: e così a chi verrà qui ci saranno via Alfano, giardini Atria, viale Falcone e Borsellino, piazzetta Musella a ricordare che la lotta alla mafia, adesso più di prima, dev’essere impegno di tutti.
S.B.