Foto di Adriano Puccini
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Thaj Report 15
Guardare il Mondo da un Oblo’
Una canzone di Alan Sorrenti fine anni 70, cominciava cosi’:
“Io guardo il mondo da un oblo’,
mi annoio un po’...”
ed era dedicata all’indifferenza con la quale la luna guarda la vita che scorre sulla Terra, come se la guardasse attraverso un oblo’ sospeso nel buio del cosmo.
Il tema non e’ nuovo, anche Leopardi scrisse nel suo “Dialogo tra la Luna ed un Pastore errante in Asia” dell’indifferenza annoiata del nostro pianeta rispetto all’angoscia, lo sgomento che provava un pastore accampatosi per la notte nel deserto, mentre osservava la luna, ferma impassibile nella volta celeste , intendendo rappresentare l’apatia della natura rispetto alle angosce umane.
Ho provato recentemente questa sensazione di annoiata apatica osservazione mentre ero in un Massage Shop di Bangkok.
Affondato in una comoda poltrona, con due ore pagate di foot massage, mentre l’esperta massaggiatrice mi lavava delicatamente con balsami profumati i piedi, fuori misura per questo paese, osservavo attraverso la vetrina la vita che frenetica si svolgeva all’esterno nel caldo afoso pomeriggio della megalopoli asiatica.
Per 400 bath (neanche 10 euro) io ero li’, in quell’accogliente ambiente, con aria condizionata e musica sottile, che mi sorseggiavo un tiepido tea, offerto ad ogni cliente, e mi godevo quella’arte che insegnano alla scuola del Wat Po di Bangkok.
Neanche i rumori di quel che accadeva fuori riuscivano a raggiungermi, pareva quasi d’assistere ad un film muto, con i movimenti frenetici del mitico Charlot.
Molte auto sulla strada, qualche Richo’ che portava fortunati falang, nuvoli di fastidiosi motorini ed un’umanita’ estremamente varia ed indaffarata che si muoveva velocemente in tutte le direzioni, ognuno inseguendo un suo progetto.
Finito il massaggio mi sono attardato all’interno, la sensazione di benessere che ti prende e’ difficilmente rinunciabile, tornare fuori, diventare uno dei tanti affannati e sudati protagonisti della vita sulla Surawong Road di Bangkok non mi attraeva affatto, preferivo, come la luna del pastore o di Alan Sorrenti, rimanere spettatore di quella frenetica umanita’dalla comoda nicchia che mi aveva accolto.
Poi mi sono alzato, aiutato dalla massaggiatrice a ricompormi ed indossare le scarpe, barbaro strumento occidentale, e, come se fossi sollevato di oltre una spanna da terra, ho preso il coraggio di aprire la porta ed uscire...
I massaggi... la cosa che piu’ mi manca della Thajlandia quando sono nel nostro paese, dove non si trovano e se si’ a carissimo prezzo. Gia’ dal mio arrivo al grande aereoporto internazionale di Bangkok il Suvarnabhum, colgo ogni minima occasione d’attesa per correre al fantastico Foot Massage che e’ in fondo a destra al terzo piano ed il tempo acquista una dimensione diversa, vieni proiettato dolcemente in un ‘atmosfera di serenita’, pace, benessere...
Da noi in Italia non ce ne e’ la cultura, purtroppo, si guardano anzi i massaggi con una certa diffidenza come occasione di sesso, che per noi equivale a peccato.
Naturalmente accade anche questo, ma solo se si accetta di accomodarsi in una zona separata e racchiusa da pareti o tendaggi.
Nei massage shop piu’ rivolti ai turisti, in localita’ come Phuket, Pattaja etc, molto spesso “la proposta” viene avanzata, e’ ovvio, ma e’ sufficiente educatamente declinare, non mi risulta che qualche falang sia stato mai violentato in un massage shop...
Qui, in tutta la Thajlandia, i massaggi sono alta scuola, specialmente presso il Wat Po Massage di Bangkok, all’interno del tempio buddista, dove sinsegna la filosofia buddista insieme all’arte del massaggio, dal Foot , al Thaj, all’Oil, all’Head, Sholders massage e via dicendo.
Una scuola che e’ aperta anche ai turisti per corsi di una o piu’ settimane, un’esperienza unica... www.watpomassage.com
da Bangkok Massimo Puccini
03/09/2012