VIRGINIA CAMPIDOGLIO ECCOLA IN ALTRA MISSIONE UMANITARIA....
COME NEL CASO DEL CONGO, DEL SENEGAL, MADAGASCAR... LA DOTTORESA IN SCIENZE DELLA COMUNCAZIONE CI DONA LE CRONACHE DI ALUNI MOMENTI DELLA SUA MISSIONE---POI SPERIAMO ARRIVINO ANCHE DELLE IMMAGINI...GRAZIE VIRGINIA
http://www.circolopertinielba.org/pace-e-cooperazione/911-virginia-campidoglio-in-ruanda-nuova-avventura-nuova-missione-umanitaria
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Ruanda
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Il Ruanda è uno Stato dell'Africa orientale. Confina a ovest con la Repubblica Democratica del Congo, a nord con l'Uganda, a est con la Tanzania e a sud con il Burundi. Il Ruanda non ha sbocchi sul mare.Wikipedia
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Valuta: Franco ruandese
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Lingue ufficiali: Lingua francese, Lingua inglese, Lingua kinyarwanda
PER VEDERE I DIARI DAL RUANDA CLICCA QUI SOTTO
CAMPIDOGLIO DALL'UNIVERSITA' AL MADAGASCAR PER TIROCINIO: NUOVI DIARI
Virginia : veduta aerea mentre arriva in Madagascar
VIRGINIA CAMPIDOGLIO, NUOVA MISSIONE NEL TERZO MONDO PER MOTIVI DI STUDIO
Virginia è di nuovo in azione, con grande slancio e crescente competenza, dopo la laurea trinennale in scienze della comunicazione, adesso progeue verso il completamento degli studi univeristari, mentre prosegue a gestire il FORUM DEI GIOVANI che potete vedere in un'altra parte del nostro sito e su Facebook lo spazio del CIRCOLO PERTINI.
Come fece nel caso delle missioni in Congo con Elba No Limits, ci regala un suo diario periodico per far conoscere a tutti la realtà di certi ambienti del Madagascar e la sua esperienza.
Grazie Virginia!!
Salve, sono qui in Madagascar per il tirocinio universitario del mio corso di laurea in "Scienze per la Pace: cooperazione internazionale e mediazione dei conflitti". Sono partita con CoPe, un'associazione che fa cooperazione nei Paesi emergenti, che qui ha un progetto per un centro polifunzionale per i bambini di strada dove fare pre-scolarizzazione, recupero scolastico ed educazione sanitaria e alimentare. Il centro è pronto, in attesa dell'apertura quindi ora c'è tutto il lavoro che precede l'attivazione.
DIARIO 1 MADAGASCAR 13.2.2013
Dopo un viaggio estenuante a causa dei cambi e delle attese, sono finalmente arrivata!
Con il piccolo aereo che mi ha portato a Nosy Be, sembrava di scendere nella giungla e, turbolenze escluse, è stata davvero una bellissima sensazione.
Dall’aereoporto, piccolo e accogliente, la strada che porta a Hell Ville è circondata da una vegetazione così verde da farti sbattere gli occhi.
Sono arrivata a Nosy Be verso le 14 quindi io e Chiara, la ragazza che mi aspettava e mi farà da tutor qui, abbiamo trascorso il resto della giornata sull’isola perché il pomeriggio non si può attraversare il mare.
Nosy Be, che significa “isola grande”, ha fondamentalmente due piccoli centri e poi è circondata da spiagge. Adesso siamo nel periodo delle piogge, anche se dal tempo non si direbbe, perciò la spiaggia viene quasi ovunque inghiottita dall’alta marea.
Dopo una piacevole notte nell’isola, siamo partite per Ambanja, dove staremo stabilmente e dove si trova il centro polifunzionale oggetto del mio tirocinio.
Per raggiungere la terra ferma, bisogna solcare un mare meraviglioso che si apre su altre piccole isole come Nosy Komba, “isola dei lemuri” e la cosa più bella è che ci sono solo delle piccole barche che offrono il servizio di collegamento perciò abbiamo trascorso mezz’ora immerse nella natura e accarezzate dal vento caldo del Madagascar.
Il porto di Ankify è molto più caotico di quello dell’isola perciò ci siamo dovute sbrigare per prendere un taxi e andare via.
Fino a che non si entra in città, la vegetazione fa da sovrana e solo ogni tanto spuntano tra il verde delle piccole abitazioni, per di più fatte di legno, leggermente rialzate da terra.
Ambanja si sviluppa principalmente intorno ad una grande strada asfaltata che si apre a numerose vie sterrate lungo le quali si trovano piccoli negozi e case. Sulla via centrale ci sono molti banchi che vendono qualsiasi cosa, dalle mollette per i panni ai dvd, e qui si trova anche un mercato che non ho ancora visitato accuratamente ma dove ho mangiato molto bene.
Oggi ho iniziato ad entrare in quello che sarà il mio lavoro per i prossimi mesi quindi, con Chiara e un altro ragazzo, abbiamo ritirato le copie del “Journal du Sambirano”, le abbiamo piegate e iniziate a distribuire ai rivenditori vicini.
Il progetto di questo giornale, nato un po’ per gioco anche se molto impegnativo, è davvero interessante perché è riuscito a riunire un gruppo di ragazzi che scrivo articoli sull’attualità ma anche altre associazioni sul posto che spesso scrivono riguardo al loro ambito operativo, tipo l’agricoltura. Altra cosa molto importante, il giornale è parzialmente in francese ma la maggior parte degli articoli sono scritti in malgascio e questo fa in modo che tutti lo leggano; la vendita delle copie pare non sia sempre regolare ma le vendite sono numerose, tanto che alcuni commercianti del posto si sono offerti come sponsor dando sostegno a questa iniziativa per niente scontata.
arrivo al villaggio
VIRGINIA CAMPIDOGLIO E' DI NUOVO PARTITA NON PER IL CONGO MA PER IL SENEGAL. UNA NUOVA ESPERIENZA, UNA NUOVA MISSIONE....ECCO IL SUO PRIMO DIARIO
CLICCATE QUI
CONGO: AZIONE UMANITARIA DI ELBA NO LIMITS ONLUS
I volontari dell’Elba No Limits Elba No Limits, hanno avviato l'ennesima missione a Kinshasa, capitale del Congo. Sette volontari hanno raggiunto la “Fondation Viviane” di costituzione italo-congolese. “Scopo del viaggio – commenta Vittorio Campidoglio, animatore della Onlus- è la verifica di quanto abbiamo fatto dal 2003 e vogliamo capire le nuove necessità dei bambini diversamente abili ospiti del centro. Diamo pure l'avvio a progetti che sono ancora in stallo, tra cui, la costruzione della sala operatoria in memoria di Anna e Francesco e l'organizzazione di un'officina meccanica”. La delegazione sarà composta da Vittorio Campidoglio, presidente dell'associazione, Cristina Parrini, Daniele Bellosi, Riccardo Galullo, Giovanni Palomba, Sara Caprilli e Virginia Campidoglio. “Ringraziamo tutti coloro che contribuiscono alla realizzazione di un sogno- conclude Campidoglio- che ormai coinvolge tutta l'Elba".
I DIARI DI VIRGINIA E LE FOTO
28/02/10
Nella prima giornata abbiamo visitato Loc de ma vallè, dove è stato creato un lago artificiale come quello che si vorrebbe costruire nel terreno di proprietà della Fondazione, per allevare pesci e per scopi ludici da cui ricavare un guadagno. Il lavoro fatto in questa località è molto bello anche se pare un po' fuori luogo in un contesto caotico e povero come quello di Kinshasa. Successivamente abbiamo fatto un sopralluogo al terreno di proprietà della Fondazione per vedere il lavoro che è già stato fatto e quello che è ancora da svolgere. Sarà necessario l’uso di una ruspa e di una macchina escavatrice da reperire in Italia e spedire tramite container, anche se ci sono delle zone in cui il terreno è troppo bagnato per sorreggere il peso di una macchina simile. In questo terreno c'è una foce d'acqua che viene utilizzata da coloro che vivono nei villaggi vicini per lavare i panni e prendere l'acqua, ma il percorso per arrivarci è lungo e tortuoso. Per la maggior parte si trovano bambini che vanno a prendere l'acqua o a fare il bucato, perciò in questa proprietà si trova la vorremmo attuare il Progetto H2o, che dislocherebbe l'acqua per farla arrivare ai villaggi vicini così che i bambini non debbano percorrano queste strade ogni giorno.
Il paesaggio è meraviglioso, il verde circonda e ingoia ogni cosa. Non si vedono case, non ci sono rumori, se non quello della discesa dell'acqua. E proprio questa è la stranezza in un luogo in cui le persone non si fermano neanche la notte, la vita non subisce trasformazioni tra il giorno e la notte, e la città non tace mai, neanche per un secondo.
Per tornare alla strada principale, abbiamo fatto due viaggi con la jeep della Fondazione e mentre noi donne tornavamo indietro, gli uomini hanno trovato dei bambini che portavano l'acqua e li hanno accompagnati fino al villaggio.
Daniele aiuta i bimbi a portare l'acqua al villaggio
I volontari nel terreno di proprietà della Fondation Viviane a Benzeke.
Oggi siamo venuti alla Fondazione, dove siamo stati accolti da una grandissima festa: prima, una macchina ci ha raggiunto per fare il video del nostro arrivo, poi all’imbocco della strada iniziava il corteo, con la banda, che ci ha accompagnato fino alla sede. Le persone intorno a noi erano tantissime, erano presenti anche gli abitanti di tutti i villaggi vicini e sono rimasti fino alla fine a cantare e a ballare.
I bambini avevano scritto una lettera che è stata letta da Gradie, una ragazza sulla sedia a rotelle perché le sue gambe non sono cresciute proporzionalmente al resto del corpo. E' straordinariamente strano il modo in cui tutti ci abbiano trattato, fin dal primo momento, come parte della loro famiglia, come se noi fossimo sempre stati lì con loro, come se ci conoscessimo da sempre. Alcune bambine, anche disabili, hanno ballato per noi e poi la scuola è continuata fino a sera con una gioia infinita che ha commosso profondamente tutti noi.
Abbiamo visitato tutta la Fondazione per vedere il laboratorio del gelato; il laboratorio ortopedico, dove vengono costruite le protesi per i bambini a cui manca un arto; la sala per la fisioterapia e l’ufficio in cui, entrando, si può ammirare la bandiera dell’isola d’Elba.
Attualmente i bambini sono molti, ma alcuni hanno subito delle operazioni chirurgiche che gli hanno consentito di recuperare la loro disabilità in modo completo e quindi possono tornare a casa, qualora ne abbiano una, altrimenti continuano a vivere alla Fondazione.
Bambine che ballano alla festa della Fondazione
Festa di benvenuto alla Fondation Viviane
02/03/10
Appena arrivati siamo stati al villaggio adiacente al terreno, per vedere le macchine che utilizzano per lavorare. Siamo stati accolti da un gruppo numerosissimo di bambini che ci chiedevano di filmarli e di fargli le foto, chiamandoci « MUNDELE » che significa bianco in Lingala. Erano straniti dalla nostra pelle, ci toccavano e ridevano divertiti dal contrasto tra noi e loro. E questo ci è sembrato strano perchè in questo Paese ci sono tantissimi albini che hanno la pelle molto più chiara di noi! Ad un certo punto hanno iniziato a fare un passo di Jazzercise, seguendo Cristina, e ripetendone il nome : “chassè chassè chassè…”
Prima di tornare indietro a mangiare, abbiamo incontrato il capo del villaggio che ha ringraziato la Fondazione perché il Progetto di autosufficienza alimentare dà lavoro e aiuta il sostentamento del villaggio. Il capo aveva un cane che stava fisso ai suoi piedi e se qualcuno si avvicinava troppo, si alzava e si metteva ad abbaiare, come se volesse difenderlo. E' stato emozionante parlare con quest' uomo perché è una figura affascinante che non rientra nella nostra cultura, eppure non ci ha dato la sensazione di arretratezza. Infatti, nonostante in questo villaggio non ci sia la corrente elettrica, non ci sia l'acqua corrente o il bagno come lo conosciamo noi, nonostanta le case siano fatte di fango e mattoni, la vita di queste persone sembra estremamente serena. Forse questa sensazione deriva dal fatto che loro vivono in una comunità, in cui tutti sono uguali e uniti come un'unica famiglia, la rinuncia alla tecnologia, forse vale questa realtà di unità e protezione che noi non ricordiamo più.
Più tardi siamo andati a vedere il campo coltivato e abbiamo raccolto un po' di manioca da portare alla Fondazione per fare il fùfù. E' stato divertente perché sono cose che non siamo abituati a fare e sopratutto perché sappiamo che quello che abbiamo raccolto aiuterà per un po' il sostentamento della Fondazione
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Il capo del villaggio
Vittorio, presidente dell'Elba No limits ONLUS,
che raccoglie la manioca*
* MANIOCA. La pianta è originaria dell'America meridionale dove probabilmente viene coltivata da migliaia di anni. Arrivò in Africa grazie ai navigatori portoghesi, verso il 1600 e si diffuse rapidamente in tutto il continente africano diventando, insieme all'igname, uno degli ingredienti di base delle popolazioni. Oggi viene coltivata in tutte le zone tropicali del mondo, soprattutto per i grossi tuberi da cui si estrae la fecola, la tapioca.
03/03/10
Oggi abbiamo trascorso la giornata alla Fondazione per fare dei lavori che erano di estrema importanza.
Gli uomini hanno lavorato sul generatore di energia elettrica, che non funzionava, perché a Nbudi spesso la corrente manca e questo impedisce ai ragazzi di produrre i ghiaccioli che sono fonte di guadagno per la Fondazione.
I ghiaccioli vengono prodotti versando l'acqua e il colorante in un contenitore che viene messo in un congelatore. Quando l'acqua inizia a rapprendersi vengono messi gli stecchi e, una volta pronti, vengono estratti mettendo il contenitore nell'acqua calda. Sono davvero bravi, considerando i pochi mezzi a loro disposizione, e questo lavoro è molto faticoso perché producono i ghiaccioli tutta la notte e poi la mattina presto vanno a venderli.
Il generatore è stato riparato ma, prima che andassimo via, si è staccato nuovamente, forse a causa di un surriscaldamento dell'interruttore termico.
Una delle cose curiose che è successa è che, quando siamo rimasti al buio, i bambini non hanno scosso minimamente, hanno continuato a fare quello che stavano facendo con disinvoltura. L'aspetto più stupefacente, e allo stesso tempo triste, di questi bambini, è che sono bambini solo fuori, solo nell'aspetto esteriore. Per tutto il resto sono più adulti di tutti noi. Ognuno si prende cura di quelli più piccoli di lui, li fa mangiare, li prende in collo, li mette a letto...e tutto questo viene fatto con estrema naturalezza, come se fossero nati per questo.
Noi non lasceremmo mai un bambino di sei mesi nelle mani di uno di sette anni, ma perché i nostri bambini sarebbero spaesati, non saprebbero cosa fare, noi non pensiamo di poter dare ad un bambino di sette anni la responsabilità di un bambino più piccolo. Chi non li ha visti, potrebbe pensare che gli adulti siano degli incoscienti, ma quei bambini sono perfettamente in grado di prendersi cura degli altri e non mostrano mai delle debolezze. Abbiamo così tanto da imparare... Noi che appena ci viene mal di testa prendiamo una pasticca, che se abbiamo fame scendiamo al supermercato a comprare ciò che vogliamo, noi che passiamo ore sotto la doccia solo per il piacere dell'acqua che massaggia la nostra pelle.
Alla Fondazione sono sopratutto bambini portatori di handicap, che provano dolore continuo, che quando hanno fame, se il cibo è finito, non mangiano fino al giorno dopo, che si lavano tutti insieme con pochi secchi d'acqua. Questi bambini non piangono mai, eppure è il modo più naturale e spontaneo per un bambino piccolo di esprimere un disagio.
Abbiamo compilato delle schede in cui chiedevamo ai bambini cosa volevano fare da grandi, quali erano i loro desideri.. Le risposte più frequenti erano speranze rivolte al mantenimento della Fondazione perché hanno ricevuto aiuto e perché sanno di poter andare avanti fintanto avranno questo punto di riferimento.
Durante la giornata, Cristina ha redatto il progetto della sala operatoria in base al luogo che abbiamo scelto per la costruzione e in base alle risorse che possiamo reperire sul posto.
Io, Daniele e Sara, con l'aiuto di Viviane, abbiamo diviso le schede dei bambini per sapere chi è ancora all'interno della Fondazione, chi ha recuperato ed è tornato a casa e chi è deceduto. Questo lavoro è estremamente importante per il progetto che riguarda le adozioni a distanza che permettono alla Fondazione di prendersi cura di numerosi bambini senza un maggiore aggravio economico, in quanto i genitori adottivi si occupano delle spese per la scuola, per il mantenimento e, qualora il genitore lo voglia, per le operazioni e le cure di cui necessita il loro bambino.
Dopo la compilazione delle schede, abbiamo dato ai bambini dei regali che gli erano stati mandati dai loro genitori o da persone che ci avevano donato dei piccoli giochi per tutti. La loro reazione è stata strana perché nessuno di loro ha avuto fretta di aprire i pacchetti, di guardare cosa c'era... Erano quasi allibiti, tenevano quei piccoli pacchetti tra le mani e li guardavano, senza aprirli e senza dire niente. Non avevo mai visto un bambino reagire in questo modo; sembrava che per loro fosse gioioso anche sono tenere una scatolina tra le mani, senza neanche sapere cosa contenesse.
Siamo rimasti alla Fondazione fino a molto tardi, Cristina ha fatto il bagno ai bambini, e abbiamo messo a letto prima i più piccoli, e poi i più grandi. Qualcuno dei bambini piccoli(hanno meno di un anno), all'inizio avevano paura di noi, mentre alla fine cercavano proprio il contatto fisico. I più grandicelli sono stati disinvolti da subito: ci cercavano per giocare, ci stavano intorno come se capissero ciò che si diceva, ma noi parlavamo in italiano.
Sono davvero dei piccoli angeli che non hanno niente ma nonostante ciò, danno tutto il possibile, senza mai smettere di sorridere.
Riccardo che aggiusta il generatore elettrico.
Cristina fa il bagno ai bambini
04/03/10
Oggi, nella mattinata, siamo andati a parlare con il Presidente della Provincia, al quale abbiamo fatto alcune richieste, tra cui, una riduzione dei costi per la scuola e la possibilità che il container faccia dogana direttamente alla Fondazione. Sono entrambe questioni molto importanti per il lavoro che svolgiamo perché i bambini sono molti e sono tutti in età scolastica, mentre, per quanto riguarda il container, se facesse dogana direttamente presso la sede, eviteremmo lunghi periodi di attesa per reperire il materiale.
Il capo della provincia si è mostrato disponibile e ha detto che la sua assistente gli aveva parlato molto bene del lavoro che stiamo svolgendo. Una cosa che non ci aspettavamo è che, in una città grande quanto Kinshasa, la Fondation Viviane fosse così conosciuta. Questo ha sicuramente i suoi aspetti positivi ma ne ha anche di negativi in quanto siamo diventati un punto di riferimento anche per il Comune che spesso porta alla sede bambini abbandonati, oppure richiede assistenza per delle ragazze madri.
Riguardo l’incontro con il capo della Provincia, non siamo molto fiduciosi in quanto il luogo in cui si trova la Provincia e le condizioni in cui si presenta il palazzo fanno capire che le istituzioni non hanno molta importanza, sembra un po’ tutto allo sbaraglio, e molti funzionari non ricevono neanche lo stipendio. La Provincia, infatti, si trova in un quartiere molto povero ed è circondato da case in condizioni precarie; tutta la città e la periferia è ricoperta di spazzatura e anche qui non abbiamo trovato eccezioni, solo l’ufficio del capo della Provincia era in condizioni leggermente migliori, per il resto sembrava che tutto fosse in uno stato di totale abbandono. Basti pensare che abbiamo regalato al capo della Provincia un vestito usato e lui ne è stato onorato.
Dopo siamo stati in giro per il centro di Kinshasa e abbiamo mangiato nei pressi del porto da cui parte il battello che porta dall’altra sponda del fiume, a Brazzaville che è la capitale della Repubblica del Congo, stato nato nel 1958, ex Congo francese.
Al ritorno abbiamo trovato una protesta del personale MONUC (missione ONU in Congo) perché non ricevono uno stipendio da mesi. L’ONU è la più importante ed estesa organizzazione intergovernativa esistente, composta da 192 Stati del mondo su un totale di 201 e nonostante ciò condivide i problemi che ha tutto il Paese. A Kinshasa si trova il quartier generale della missione, nata nel 2000, per monitorare la situazione del Paese che era in continuo peggioramento. In questa missione sono impegnate forze provenienti da tutti i 192, sia civili che militari.
Nel pomeriggio siamo stati alla Fondazione dove ognuno ha continuato il proprio lavoro fino a sera.
Prima di andar via, come ormai è di prassi, abbiamo portato a dormire i più piccoli, tra i quali ci sono anche bambini che non sono portatori di handicap ma che sono stati abbandonati, spesso in modo brutale. Questi bambini aspettano una vera e propria adozione per andar via dal Paese. E’ così triste tenerli tra le braccia e pensare che non hanno nessuno che gli vuole bene, nessuno che li tenga in collo solo per la gioia di farlo. Le donne che lavorano alla Fondazione sono molto dolci con loro ma sono solo in due per sette bambini e non possono tenerli come farebbe una madre. Sicuramente ci saranno delle ragioni determinanti per cui delle donne arrivano a compiere un gesto così efferato, ma quello che mi chiedo è perché non fanno qualcosa per evitare la gravidanza. Non si può scegliere la soluzione più semplice, la “prevenzione”, anche se non si tratta certo di una malattia.
Uno dei problemi dei bambini più piccoli è che non ci sono i mezzi per nutrirli in base alla loro età, perciò mangiano cibi normali, perlopiù riso, fagioli e fufù, proprio come gli adulti. Un altro problema è trovare i pannolini, perché i bambini sono numerosi e i costi sono elevati. Per sopperire a questa spesa, le donne della Fondazione usano delle pezze di stoffa che i bambini indossano grazie a delle specie di mutandine di plastica, in modo che non si bagnino.
Adesso, essendo venuti personalmente, abbiamo potuto portare biscotti e latte per neonati, ma anche latte in polvere e complessi vitaminici che sono stati donati dalle farmacie Fusi e Comparini e dall’ospedale di Portoferraio. Purtroppo però molte di queste cose sono già terminate e, dato che i tempi per l’arrivo del container sono molto lunghi, non sarà possibile mandare tante di queste cose nella prossima spedizione
La piccola Cristine, una bambina ospite della Fondazione.
Foto di gruppo con il capo della Provincia e la sua assistente.
5/03/10
Oggi abbiamo incontrato il ministro che si occupa degli affari sociali, il quale ci ha accolto molto cortesemente e con la presenza della televisione che, dopo l’incontro, ha intervistato Viviane.
Il ministro ha dato personalmente il suo biglietto da visita ad ognuno di noi, dicendo che lui è in contatto con una suora che vive a Piombino e che possiamo contattarlo in ogni momento.
Fuori dal ministero c'erano molte donne, disabili e non , con i loro bambini che aspettavano di essere ricevute dal ministro. Abbiamo dato loro dei soldi e sono state molto riconoscenti, anche se questo ha comportato l’arrivo di molti disabili e siamo dovuti andar via perché le bande di disabili che sono nel centro sono molto pericolose.
Non è semplice andare in giro per il Paese perché tutti chiedono del denaro e la cosa più strana, per noi, è che la stessa polizia chiede soldi: te li chiede ai posti di blocco, te li chiede all’aeroporto per farti uscire…
A causa di questi problemi, il check-in per la partenza da Kinshasa viene fatto presso gli uffici delle compagnie aeree che spesso si trovano nei palazzi del centro.
Dopo l’incontro con il Ministro, siamo andati alla Fondazione dove Riccardo e Giovanni si sono messi a lavorare di nuovo sul generatore per sistemarlo e far vedere, a coloro che lavorano alla Fondazione, come usarlo.
Cristina e Sara hanno continuato il lavoro di compilazione delle schede dei bambini che sono all’interno della Fondazione perché possano essere adottati a distanza. Confidiamo molto nel progetto delle adozioni a distanza perché in questo modo la Fondazione può occuparsi di tanti bambini e dare ad ognuno le cure necessarie attraverso l’aiuto dei genitori adottivi.
La catalogazione è molto complessa perché i bambini sono numerosi e molti vengono solo per fare la fisioterapia e ricevere le cure, e poi tornano a casa, oppure sono in attesa di un intervento chirurgico quindi non vengono ogni giorno alla Fondazione.
Via via che venivano compilate le schede dei bambini, consegnavamo loro anche dei regali offerti dai loro genitori adottivi oppure, per chi ancora non è stato adottato, da persone che ci aiutano. Tra i bambini della Fondazione c’è un alto numero di disabilità dovute alla meningite e una di questi casi è Ortance, una bambina la cui madre lavora alla sede. Nonostante la sua condizione, è una bambina molto gioiosa, che ride sempre, che si diverte a vedere gli altri bambini che giocano e impazzisce quando sente la musica. Oggi le abbiamo dato un gioco che faceva rumore e ci ha trascorso tutto il giorno; ad un certo punto, un bambino piccolo gliel’ha tolto di mano ma un altro è intervenuto subito e gliel’ha reso. E’ incredibile la cura e l’attenzione che hanno l’uno per l’altro e soprattutto la spontaneità con la quale compiono questi gesti d’infinito amore, quando loro, nella loro breve esistenza, spesso hanno ricevuto solo tanto disprezzo, anche da chi avrebbe dovuto amarli.
Abbiamo, saputo durante il pomeriggio, che un bambino della Fondazione, nato con una malformazione ai piedi e in attesa di un intervento, è deceduto a causa di una grave anemia che non è stata curata, in quanto il padre ha rifiutato le trasfusioni perché è testimone di Geova.
Sentire queste cose fa estremamente rabbia perché il Congo è il Paese con più disabili al mondo e questo dipende dal numero elevatissimo di nascite(ci sono famiglie con 14 figli) ma anche da cure sbagliate e negligenza. Ho visto una bambina completamente paralizzata, che non sta in piedi, il cui corpo non si piega e che resta, quindi, costantemente tesa e la nonna la porta in collo con sé ovunque vada. La bambina ha avuto una meningite, non curata all’ospedale, che l’ha fatta andare in coma : prima era una bambina normalissima.
Oggi però abbiamo anche salutato una bambina che è andata via dalla Fondazione perché ha recuperato al 100%. Era arrivata al Centro con un ginocchio molto gonfio che non le permetteva di camminare. Per tre mesi è stata sulla sedia a rotelle poi, con la fisioterapia e antidolorifici, ha recuperato e ora cammina senza alcun problema.
Verso le 17:00 c’è stata una messa in memoria di Anna, Francesco e Andrea. Questa è stata un’ulteriore occasione di osservare i loro ritmi e il loro modo di fare; infatti la messa sarebbe dovuta essere alle 16:00 ma loro, per ogni cosa, vanno molto molto lentamente, forse a causa del caldo. Noi invece sembriamo dei robot impazziti perché non ci fermiamo un secondo e facciamo il nostro lavoro sempre di corsa per poterci dedicare ad uno nuovo!
Alla funzione erano presenti tutti i bambini che stanno alla Fondazione e con il prete è venuto il coro “Vox Dei”. Le preghiere sono state pronunciate in Lingala e al termine della messa è intervenuta Viviane, presidente dell’omonima Fondazione, che ha voluto ricordare i nostri amici scomparsi troppo precocemente. E’ stato molto strano trovarsi in un posto sconosciuto, tra estranei, a ricordare degli amici con i quali abbiamo condiviso la quotidianità, ma soprattutto mi è sembrato strano che tutte quelle persone, con le loro preghiere e i loro canti, riuscissero a darmi tanta serenità.
E’ stato molto commovente e al termine della cerimonia sono continuati canti e danze con i bambini del centro, che sono veramente gioiosi e instancabili.
I bambini della Fondazione mangiano una volta al giorno, nel pomeriggio; di solito gli viene dato un pasto abbondante composto da riso o fufù, pesce o carne, e verdure. Dopo la cerimonia è stato dato a tutti loro, e ai componenti del coro, un pacchettino di biscotti e una bibita. Noi avevamo in collo i bambini più piccoli e quelli leggermente più grandi venivano a portargli qualcuno dei loro biscotti perché loro non gli avevano. Questo atteggiamento tra bambini è strabiliante perché non siamo abituati a vederlo tra bambini che hanno tutto, figuriamoci se ci immagineremmo di vederlo tra bambini che soffrono per fame e malattie.
Prima di tornare a casa, siamo andati a comprare qualche oggetto ad un supermercato di ultima generazione che, al dire il vero, non ha niente a che vedere con il posto in cui si trova e con il paesaggio che lo circonda. Abbiamo cercato di guardare i prezzi perché Viviane dice che sono altissimi e infatti abbiamo avuto subito la conferma: un pacchetto di Kinder Delice da 10 merendine costa 11,58 euro.
A cena sarebbe dovuto essere presente il sindaco ma Mitteran, il ragazzo che guida la Ranger della Fondazione, è andato a prenderlo in ritardo e lui non è venuto.
Virginia consegna un presente al Ministro agli affari sociali
Vittorio e Daniele alla scuola che verrà ristrutturata, in parte, grazie ad una donazione fatta in memoria di Andrea Scagliotti
Ortance, una bimba della Fondazione
ALTRI MOMENTI DELL'ESPERIENZA
I bambini della Fondazione a pranzo
La messa in ricordo degli amici prematuramente scomparsi
Vittorio porta l'acqua verso il villaggio
Il presidente di Elba No Limits fa un discorso; al suo fianco Daniele e Viviane
LA BANDA
Virginia e gli altri volontari accolti al villaggio
Daniele con Marveille, prima bambina arrivata alla Fondazione Viviane
Altro momento della festa di benvenuto, Cristina e Vittorio in mezzo a tanti bambini
E' STATA APERTA UNA FINESTRA SUL CONGO, GRAZIE A VIRGINIA CAMPIDOGLIO CHE E' A KINSHASA PER PORTARE CON ELBA NO LIMITS AIUTI ALLA FONDAZIONE VIVIANE.
FONDAZIONE VIVIANE A.B.S.L.
Organizzazione non governativa di sviluppo
La fondazione Italo-congolese "Fondation Viviane" nasce dietro la scia
progettuale di Viviane Phemba Tsasa per cercare di garantire un futuro
migliore a bambini e ragazzi con gravi disabilità ai quali la vita ha riservato
anche la disavventura di nascere in un paese di grandi emergenze:
la Republica Democratica del Congo ( ex Zaire ex Congo Belga).
vedi il sito
http://www.fondationviviane.org/fondazione-it.htm

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