ECCO QUA L'ULTIMO SCRITTO DI MASSIMO PUCCINI IL NOSTRO

REPORTER DALL'EX SIAM CHE LA SORTE CI HA PORTAVO VIA,

ALL'IMPROVVISO, IL 25 FEBBARIO SCORSO. IO SONO COLPEVOLE DI

AVER TARDATO A PUBBLICARE IL SUO SCRITTO CON IL QUALE VOLEVA

AUGURARE LE BUONE FESTE A TUTTI...COME AL SOLITO, PRESO DA

TROPPI IMPEGNI, MI SCUSAVO CON LUI E POI DI CERTO PUBBLICAVO  I

SUOI SCRITTI PREZIOSI...QUESTA VOLTA HO FATTO UN RECORD

NEGATIVO  CON ECCESSIVO RITARDO....HA AGEVOLATO CIO' IL

FATTO DI ESSERE PARTITO IN GENNAIO PER FIRENZE, LA MIA CITTA'

NATALE, E QUINDI SONO STATO PRESO DA ALTRE ATMOSFERE E COSE

DA FARE, CHE MI HANNO ULTERIORMENTE  DISTRATTO...ED HO SULLA

COSCIENZA IL NON AVERGLI CONSENTITO LA PICCOLA-

GRANDE GIOIA DI VEDER PUBBLICATO IL SUO SCRITTO...CHIEDO

ANCORA PERDONO A LUI E A TUTTI...STEFANO

Il Seme di Aleto

Cari Amici che mi avete onorato della vostra lettura sulle pagine della rivista on line del Circolo Pertini dell’Isola d’Elba, dopo un lungo silenzio, durato svariati mesi, quasi un anno, torno davanti alla consolle del mio PC qui a Maesuai , per raccontarvi in modo spero simpatico, alcuni recenti aspetti della mia vita qui in Thailandia.

 

                                                                                        

 

Massimo...in pratica è questa l'ultima immagine dalla Thailandia...

 

Cogliero’ l’occasione per ricordarvi un personaggio, un tempo assai noto nella vita quotidiana portoferraiese, o meglio ‘’portoferaiese’’ per dirla cosi’ come si usa sullo ‘’scoglio’’.

Vi confesso che il mio lungo silenzio e’ dipeso dalla volontà di non inflazionare i miei racconti e le mie piccole indagini su queste pagine, ad oggi ben 30 ! e nel contempo lavorare a qualche cosa di piu’ importante che fosse riassuntivo, la summa, di quello che e stato per me la Thailandia, dai motivi del viaggio alle realizzazioni, alle difficoltà, ai rapporti con la comunità Lahoo etc. Con l'inconfessata ambizione di dare a questo lavoro una veste editoriale che mi tramandasse nel tempo, nel bene e nel male, un Libro.

Nel web sono praticamente infinite le opere che sono accessibili con un PC , la comodità della lettura, la varietà degli argomenti reperibili, i dati e le enciclopedie come Wikipedia, fanno di questo mezzo un formidabile strumento una banca dati di diffusione culturale, certo impensabile quando noi studenti, ancora ragazzi, ci accingevamo a fare le famose ricerche per la scuola, sudando sette camicie sulle polverose enciclopedie in biblioteca.

Cultura in genere , musica, storia, arte, geografia , scienze e quant’altro trovano sempre nel web una risposta per la curiosità di chi voglia sapere...Ma il Libro e’ un’altra cosa, specialmente per noi babbioni che siamo cresciuti con vocabolari, antologie , enciclopedie e testi scolastici in genere che riempivano i nostri zaini spezzandoci la schiena.

Divagando ancora un momento per dare un’idea più concreta di quanto sto affermando, mi ricordo che il mio primo contatto con un Computer, degno di questo nome, avvenne a Pisa a Fisica , quando stavo lavorando alla tesi di pompaggio ottico con l’uso di un primitivo dye laser auto costruito, a quel tempo (1974) si cominciavano a vedere i primi calcolatori scientifici tascabili, prima a display al neon e poi a cristalli liquidi, per allora a dir poco sconvolgenti.

Il mio Relatore, il mitico Prof. Paolo Violino, piemontese con tanto di barba alla Cavour, persona eclettica di grande conoscenza ed umanità che lasciava i campi di una fattoria che aveva affittato verso Fornacette, per raggiungere l’Università con una storica Lambretta, ancora di quelle con il fanale fisso, il primo modello carenato dopo la famosa ‘’salta fossi’’ , mi accompagno’ nelle segrete stanze all’ultimo piano dell’istituto di Fisica a Pisa , ancora in via Torricelli, angolo Piazza Dante, dove faceva bella mostra di se’ una consolle IBM, di quelle a testina sferica che ti permetteva di dialogare direttamente con il grosso, delicato, computer UNIVAC che era operativo presso il Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico (C.N.U.C.E.), ospitato presso l’ex Collegio dei Salesiani in Via Santa Maria.

Per chi non aveva queste possibilità, il computer era accessibile solo con schede perforate che venivano portate alla macchina in grosse valige, e quando per un incidente finivano fuori sequenza...erano dolori.

La memoria fisica della macchina era rappresentata da nastri magnetici che si avvolgevano su bobine gigantesche. La stanza doveva essere termostata per non compromettere il funzionamento del cervellone.

In netto contrasto, in contemporanea , a casa, nel mondo normale in cui si viveva, scrivevo la mia Tesi mediante un’Olivetti lettera 22 a tasti meccanici, incollando disegni e grafici e scrivendo a mano le formule, per poi fotocopiare il tutto da un accondiscendente bidello ed infine consegnando tutto in legatoria, per avere la tesi pronta, profumata di lavoro amanuense, con lacrime, sudore e sangue, rilegata, in marocchino rosso, nella copia da conservare. Noblesse oblige...

Non so se gli studenti di oggi si rendono del tutto conto , dell’enorme potere che hanno nelle loro mani, reti Internet, PC con più RAM di quello di allora in Via Santa Maria, fotocamere digitali, stampanti e scanner laser , Fax, trasmettere e ricevere un’ informazione o elaborarla e presentarla in forma grafica ottimale, e’ un soffio..anche troppo facile. Ma il Libro rimane il Libro, il mattone per la costruzione del tempio della cultura , tramandabile nei secoli, che non si cancella premendo un tasto, immune dai virus, magari non interattivo e talvolta non accattivante come un ipertesto, ma solido che sfida il tempo e che, se un domani doveste naufragare su un isola sperduta, vorreste certamente con voi , novello Wilson di Cast Away, ma molto più utile e consolatore. C'è voluta un’alluvione disastrosa come quella di Firenze nel 1966, per allagare la Biblioteca Nazionale e mandare sotto acqua e fango fior di libri e manoscritti. Epica fu allora l’impresa di tanti volontari e studenti, che furono detti ‘’gli Angeli del Fango’’, per salvare ciò che fu possibile salvare da quel disastro.

Avevo già iniziato a lavorare a questa produzione, destinata alla stampa su un libro, ma ho poi deciso di soprassedere, lavoro troppo impegnativo per un piccolo scrittore di campagna come me, mi stava assorbendo tutte le energie e mi sentivo mancare il periodico contatto con voi , amici lettori, sicuramente più stimolante e meno gessato. Quando si scrive un libro bisogna pensare che questo verrà , forse, pubblicato da chi deve farne un business commerciale e questo è fortemente condizionante per chi scrive, meno libero nello scegliere argomenti e loro proposta.

Comunque, per essere sintetici, per ora torno ad essere il Prof. Massimo Puccini in pensione, Portoferaiese DOC, che vi scrive , alla buona, dalla Thailandia di ciò che gli capita, poi si vedrà...

Ma torniamo al quasi dimenticato Aleto che di cognome si chiamava e forse si chiama Muti.

Portava orgogliosamente questo nome un elbano trasferito a Portoferraio, con un lieve problema ad una gamba che lo rendeva claudicante. Mi sono sempre chiesto se Aleto fosse il nome od il soprannome, ma credo che la prima ipotesi sia quella giusta.

Ciò che contraddistingueva Aleto erano non comuni inventiva ed operosità, che gli consentivano di sbarcare bene il lunario anche nell’Elba del dopo guerra, quando ancora il turismo era agli albori.

Cogliendo l’occasione della presenza sull’Elba delle Scuole CEMM della Marina Militare, insediate alle Ghiaie, e poi sostituite dal II Battaglione Allievi della Guardia di Finanza di Mare, che purtroppo scelte politiche di Roma hanno poi trasferito all’ Aquila, famosa per essere una ridente località di mare...O NO ?! Privando l’Elba ed in particolare Portoferraio di un notevole volano per l’economia in bassa stagione, il nostro Aleto mise su un fiorente allevamento di suini, a chiamarli maiali si offendono, in una cava di pietra abbandonata in località Concia di Terra, propinando agli animali , ben felici di riceverli, gli avanzi della mensa della scuola della MM. Gli animali crescevano a vista d’occhio e si garantiva un’adeguata utilizzazione di ciò che altrimenti sarebbe stato buttato, l’EXPO 2015, appena chiuso, c’insegna.

Successivamente Aleto aprì anche un’ altra attività, rispondendo intelligentemente alla penuria d’acqua, specialmente potabile e di qualità, che affliggeva Portoferraio nell’estate, non essendo ancora stato varato l’acquedotto che ora disseta l’isola con l’acqua della Val di Cornia.

Con un indimenticabile Apino si recava a Marciana Alta e riempiva d’acqua di ottima qualità, a basso contenuto di calcio e quindi di bassa durezza, che poi è diventata l’Acqua Minerale Fonte Napoleone in ricordo del Grande Corso, delle grosse damigiane ben protette nel cassone da stracci e quindi raggiungeva Portoferraio per venderla in fiaschi e bottiglie alla popolazione assetata, che si rifiutava di bere l’acqua ferruginosa che, non sempre, usciva dalla cannella.

Il suono di una tromba ed il grido ‘’donne l’Acqua ‘’ snidavano di casa anche le casalinghe più riottose.

Aleto era cosi’ tanto entrato nella vita collettiva che gli studenti del Liceo Raffaello Foresi di Portoferraio, insieme ai goliardi dell’ Ordo Dominicellae, credo estinto, dedicarono a lui delle strofe di una canzone che , con toni scherzosi, lamentava il problema dell’approvvigionamento idrico a Portoferraio.

Anno 1965...di autori ignoti, ... si fa per dire, ...ma proprio bravi !

Omissis ...’’ Solo Aleto ci rimane che con fiaschi e damigiane ci foraggia il liquido, gaudeamus igitur’’...omissis

Dopo questa ampia introduzione vi chiederete si ma ‘’Il seme d’Aleto’’ in che senso...?

I ragazzi di circa 12...14 anni nel periodo che possiamo individuare come primi anni sessanta, si trovavano a godere per la prima volta di una certa autonomia che si manifestava anche nell’uso di biciclette, per spostarsi là dove li portava il cuore, la curiosità, conoscendo finalmente l’ambiente nel quale erano cresciuti, un'isola stupenda che si apriva ai loro occhi ancora velati di favole. I giovani di famiglie benestanti, invidiatissimi, avevano delle belle biciclette di marca Legnano, Bianchi, Bottecchia etc con il cambio, o addirittura da corsa, come Fausto Cavalca, in onore al suo nome condiviso con Coppi, che al tempo era un mito. Quelli più poverelli , come me, si arrangiavano con bici, spesso da donna, concesse dalle mamme, o dai babbi che le usavano per raggiungere il lavoro, e tenute insieme dal filo di ferro. Ancora non c’ erano i giochini elettronici e fortunatamente c’erano anche pochi apparecchi TV, gli ormoni già facevano il loro mestiere, per cui ci si muoveva in bicicletta, un po’ per combattere la noia, per corteggiare una ragazza, o per allargare i propri orizzonti di ragazzini curiosi con tutta una vita davanti da scoprire.

In questo senso, io ed il mio amico del cuore Victor Marinari, tutti i giorni, durante il periodo scolastico, dopo aver mangiato senza sedersi a tavola, inforcavamo i nostri cavalli d’acciaio e pedalavamo verso l'orizzonte, nemmeno ‘’Easy Riders’’.

La meta più consueta era San Giovanni, raggiungibile in piana, che era anche dimora del nostro amore segreto, quanti rossori...A volte ci siamo spinti fino alle Grotte, arrivando con la lingua che strusciava sul copertone anteriore. Poi abbiamo iniziato a muoverci con autonomia anche per raggiungere il centro e magari organizzare dei partitoni di calcio con i compagni di classe

 

 

 

 

 

da sinistra, dopo il Preside Lungonelli e la Prof. Enrica Gasparri in gravidanza, Lamberto Lungonelli, Victor Marinari, Alberto Barracchia, Omero Papi, Loris Pacchiarini, Stefano Rossumanno, Egisto Gimelli, il mitico Snjdar il bidello, Gigi Pieri, Me, Mario Martorella, sotto da sin. Fabrizio Marcella, Roberto Cignoni, Enrico Castellacci , attuale medico della nazionale di calcio, Vittorio Patrelli, Giuseppe Del Bono che frequentavano con me e Victor Marinari e Paolo Demi della III C, Il campetto in cemento della Lega Navale al Grigolo . Purtroppo alcuni ci hanno già lasciato.

Sotto Classe III A anno 1963/1964 Media Pascoli Portoferraio

Sopra la classe femminile corrispondente, la III B

 

 

Non le ricordo tutte, faccio solo qualche nome: da sinistra Rosamaria Ferrigno, Mariangela Mellini, la moglie di Gigi Pieri, la moglie di Franco Stellini, Roberta Mellini, Sandra Ballini, x, x, x, Donatella Pisani, il Preside Lungonelli, Carla Orsi, la Prof. Di Matematica, sotto x, x , Paola Perez, Rita Gasparri.

Ma io avevo anche una nicchia segreta, una vecchia cava di pietra abbandonata, avete presente il film °’’ Il Segreto del lago Scuro’’?...era allagata al centro , nella quale trovavano riparo molti porcili abitati da maiali ben pasciuti, i maiali di Aleto appunto.

Quasi quotidianamente mi recavo a visitare i miei rumorosi ed olezzanti amici , che un po’ temevo, ed avevo anche fatto amicizia con Luigi, figlio di Aleto.

Avevo poi cominciato a scalare le pareti della cava, friabili e pericolose, mai fare da soli una cosa del genere. Avevo anche funi e scalpelli che mi erano già serviti nell’esplorazione della Loppa, con le sue voragini e gallerie, che ormai è sparita diventando il grigio e sassoso terreno, sul quale sorge la zona artigianale e commerciale di Portoferraio.

Non erano rari gli incontri da brivido, come quello di una grossa vipera che mi si presentò impettita, quando rovesciai una roccia a mezza scalata, la discesa fu molto più rapida della salita.

Grande l’ emozione di sentirsi attaccati con le sole mani alla roccia con il vuoto alle spalle, come un free climber, dovendo mantenere la calma e l’autocontrollo per non cadere.

Proprio questo venne meno a Victor, che una volta si era unito a me in un’escursione. Eravamo partiti dall’alto, aggirando la salita, scendendo lentamente , passando da un appiglio all’altro, rivolti verso la roccia per reggersi e non cadere preda delle vertigini. Per Victor era la prima volta e ad un certo punto fu preda dell’emozione che quasi lo paralizzò. Dopo essere rimasto un po’ con la faccia alla roccia a svariati metri di altezza, reagì con grande coraggio, o forse temerarietà, voltandosi e cominciando a scendere con balzi e passi veloci, non senza ferirsi , raggiungendo sanguinante la base delle rocce dove io lo aspettavo impietrito, senza poterlo aiutare.

Mi sentii responsabile dell’accaduto ed inforcai la bici, come fossi su un’ambulanza, per andare a prendere cerotti, bende e disinfettante, con i quali fortunatamente sanammo una situazione che poteva essere assai più grave.

Si va bene... ma ...’’Il Seme di Aleto ?”...

Non avrei mai pensato che quelle visite ai porcili di Aleto, avessero lasciato in me un seme, che 50 anni dopo, in una terra così lontana dall’isola d’Elba mi avrebbe spinto a costruire un grande capannone in cemento e profilati di ferro saldati, per mettere su un allevamento di maiali discretamente grande e razionale, dove potrò ospitare fino a 200 maiali,

 

 

pardon suini, che mangiano farine specifiche da moderne mangiatoie che erogano, se sollecitate dalle bestie con il muso, bevono comandando con la bocca degli erogatori alimentati con acqua della montagna per caduta, passando da un grosso serbatoio, ed abitano 8 ambienti separati da cancelli , l’ultimo ospiterà le scrofe, lavabili con un idrante alimentato da una pompa che pesca dal nostro laghetto, lasciando defluire l’acqua con i liquami in canalette laterali che portano a fosse di decantazione e smaltimento. Per la Thailandia un opera importante, considerati i piccoli porcili in bamboo che qui sono la norma.

In realtà il tutto è stato fatto per dare, insieme al frutteto alla coltivazione di caffè ed al caucciù, un futuro a Sai la mia ragazza, che giustamente è legata alla sua terra così avara di opportunità. Sai si dedica alla nuova attività con impegno, accudendo gli animali che la riconoscono come mamma, quelli in svezzamento le si attaccano, alla maglietta per succhiare il latte. Sarà impossibile mangiarli, prima divento vegano, li venderemo lasciandoli al loro destino. Abbiamo maiali farang (stranieri) , quelli rosa comuni in Italia, e maiali locali neri, molto comuni nel sud est asiatico.

 

 

Pur essendo entrambe suini, hanno comportamenti assolutamente diversi, quelli neri più selvatici e meno abituati al contatto con l’uomo, scappano non appena ti vedono, anche se sanno che stai per dare loro da mangiare. Rifiutano di essere irrorati con l’acqua per rinfrescarli e lavarli quando puliamo il loro castro. I Maiali Farang, dopo tanti Farang Maiali..., invece sono più socievoli. Amano essere grattati sulla schiena quando ti avvicini a loro e adorano la doccia, che li rende belli rosei e puliti, come può essere pulito un maiale.

 

Mi sovviene il racconto di zio Carlo Alberto, quando a Firenze raccontava a me e Marco, mio cugino, ancora bambini , di un suo parente che si era arricchito in America e tornato, dopo la II guerra mondiale, aveva aperto una fattoria nel chiantigiano, il poderino in Chianti già desiderio di molti, dove si allevavano molti maiali che vivevano come loro si conviene, e si coltivavano grandi cavoli concimati con gli escrementi trattati dei suini. Ma questa pratica sconvolse l’americano ...di Lucca ? no...dell’Elba che pretese un maggiore igiene, con la pulizia dei maiali mediante sapone e striglia , senza interrare nel terreno di coltura dei cavoli i loro liquami. Risultato ? I maiali impazziti per l’anomala novità scapparono a nascondersi in cantina, rompendo fiaschi e damigiane con lei quali si ferirono, e fu necessario disinfettarli e bendarli, i cavoli in breve si ridussero a poca cosa... Lasciate fare i maiali a chi se ne intende, ...Aleto Docet...

 

 

 

 

Fiorente anche la piantagione di Ananas che ci sta dando frutti ottimi da mangiare , freschissimi e belli grandi per la vendita. Qualche ananas supera i 2 kg !

Anche la piantagione di caucciù sta venendo su bene, alberi belli dritti e frondosi che abbiamo in parte recintato per lasciare libere al pascolo le galline e le anatre. Abbiamo 7 chiocce, ognuna con circa 10 pulcini e altre 4 in cova. Visto che pascolano sotto gli alberi della gomma, magari cominceranno a fare uova che rimbalzano senza rompersi...

Comunque siamo partiti, vediamo cosa ci porterà il domani.

Dopo essere stato scherzosamente noto su Facebook come ‘’l’uomo che sussurrava ai paperi ‘’, preferirei non diventare ora “ l’ uomo che sussurrava ai maiali” , erede del seme di Aleto, che non so se sia vivente, ma al quale va comunque tutta la mia stima.

Nota : l ‘accostamento tra le immagini dei miei suini e quella dei miei cari compagni di classe è puramente casuale , non nasconde alcun secondo fine e non propone maligne interpretazioni..

Riflessione

Più conosco gli Uomini...Più amo le Bestie.

Questa massima vale ovunque ma sembra nata in Thailandia. ogni giorno vengo a sapere cose che farebbero arricciare il nasino ai miei maiali.

Credetemi non c'è limite alla immoralità ed alla disonestà di chi si sente giustificato dalla miseria più nera e dall’ignoranza.

 

 

 

Belli i miei cani ...

Ogni giorno Jack aspetta tutto eccitato che io vada al maialodromo, per salire sul motorino e venire con me.

Arrivati che siamo, pretende di entrare nel primo cancelletto e comincia a curiosare, alzandosi sulle zampe dietro ed affacciandosi a tutte le stanze che ospitano i suini i quali ormai lo riconoscono e gli vanno vicino grufolando Specialmente i neri credo che lo considerino la mamma che hanno lasciato da poco.

L’altro giorno Jack ha persino leccato il nasino di un maialino nero, forse lo stava assaggiando, ma io ho voluto interpretare il gesto come un bacino sulla punta del naso.

Ho così scoperto che come Maremmani, Border Ccollies, Berninesi, Pastori Tedeschi etc...anche il Rothweiler e' un ottimo cane pastore, da maiali...

Massimo Puccini --Maesuai Thailand December 2015

Colgo l’occasione dell’avvicinarsi delle Festività Natalizie per porgere a tutti Voi ed alle Vostre Famiglie i miei piu’ Sinceri Auguri di

 

Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

QUESTO ENNESIMO SUO BEL LAVORO, DA VOLONTARIO DEL CIRCOLO PERTINI, DIMOSTRA ANCORA UNA VOLTA L'AMORE DI MASSIMO PER LA SUA TERRA, E PER I BEI RICORDI DI GIOVENTU', MA ANCHE LA SUA SODDISFAZIONE PER QUANTO HA REALIZZATO IN THAILANDIA E ADDIRITTURA PENSA AL FUTURO DELLA SUA NUOVA RAGAZZA...COSI' CHIAMAVA SAI...CHE DI CERTO ORA POTREBBE AVERE  UN'ATTIVITA' DA COLTIVATRICE DAVANTI A SE', CHE MASSIMO HA MESSO SU CON IL SUO IMPEGNO E LA SUA SAPIENZA....

METTIAMO ANCHE IL LINK DI UN RICORDO CHE ABBIAMO INVIATO A TUTTI I MEDIA--ECCO QUELLO PUBBLICATO DA ELBAREPORT--CLICCATE SOPRA PER LEGGERLO

http://elbareport.it/eventi-societa/item/19835-il-ricordo-di-massimo-puccini

 SALUTO DI VIRGINIA CAMPIDOGLIO PRESIDENTE DEL CIRCOLO PERTINI

"Credo che ogni persona riveli di sé solo una parte ad ognuna delle

persone con cui entra in contatto. Massimo Puccini, dapprima

semplicemente il professore di matematica che aveva avuto anche mio

padre, è diventato in fretta una guida in termini di umanità e amicizia.

Cinque anni fa l'augurio più speciale che potessi ricevere per la Festa

della Donna arrivò proprio da lui. Raccontava la storia di una bambina in

fin di vita a cui aveva dato il nome "Piccolo Fiore". Quel magico augurio

e tutta la sua tenacia hanno reso la vita a Piccolo Fiore che lui ha

continuato a seguire come un angelo custode, arrabbiandosi per le

mancanze che talvolta la famiglia le creava ma inebriato dall'amore che

continuava a circondarla: per primo il suo! La morte di Massimo Puccini

mi ha ferita perché la sua gioia di vivere da un motore che non aveva

mai bisogno di fermarsi. Credo che nonostante le difficoltà avute nella

vita, quelle che lo hanno investito da quando lo conoscevo, fosse

sempre stato un uomo felice e soprattutto un uomo che ha amato

tantissimo a partire da Silvana, che amava incondizionatamente anche

dopo la sua morte ricordando ogni giorno, e dai suoi figli che lo hanno

reso orgoglioso e sempre più felice di vivere. 

Ciao Prof, spero che la tua anima sia già detto una nuova vita perché il
 
mondo ha ancora bisogno di tutto il tuo Amore!"

 

 

CIRCOLO CULTURALE SANDRO PERTINI dell’isola d’Elba Presidente onoraria Diomira Pertini

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