«Ho riflettuto bene prima di tagliare la catena Tanta solidarietà ma non dal mio partito»
di Carlo Bartoli
Annal nel suo ufficio che parla con Donato Creti, uno dei vari incontri per definire l'attuazione del progetto ambientale
Per qualche settimana ha cercato il dialogo con i legali della società proprietaria del terreno sul quale si snoda lo stradello che da Campo all’Aia porta al sentiero del Cai per la spiaggia della Guardiola. Ha provato a convincere la società a riaprire lo stradello che da sempre porta i marcianesi in quella spiaggia così amata.
Poi, visto che con le buone non riusciva a ottenere niente, è salita al sentiero proibito con un operaio del Comune che, tronchesi alla mano, ha tagliato la catena che chiudeva il cancello all’imbocco dello stradello.
Un gesto forte, decisamente inconsueto per un sindaco, quello di Anna Bulgaresi, prima cittadina di Marciana, maestra di scuola prestata alla politica, ormai avvezza a infischiarsene del manuale del bon ton del corretto amministratore, tanto da minacciare di incatenarsi alla porta dell’ufficio postale se le Poste non si rimangeranno la decisione di chiudere due sportelli nel suo Comune. O da disertare platealmente l’inaugurazione del rinnovato impianto di smaltimento dei rifiuti per protesta contro la società che gestisce la raccolta. Non a caso, lei che è una berlusconiana convinta, si definisce «una scheggia impazzita della politica», le cui scelte «sono poco apprezzate dal mio partito che, peraltro, è abituato a tutelare altri interessi». Alla faccia del politichese e della diplomazia.
Un bel caratterino, quello della sindaca elbana, che non si lascia spaventare dalla maxi richiesta di danni (50mila euro, più 150 per ogni giorno in cui lo stradello rimarrà aperto) avanzata dalla proprietà.
Sindaca, sono tanti soldi: non è il caso di ripensarci e lasciar perdere?
«Non mi lascio certo intimorire dall’entità della richiesta, anche se mi chiedo come possano aver fatto a quantificare una cifra del genere. Comunque sia, le minacce non mi fanno paura. Quando metto la testa avanti difficilmente torno indietro. La decisione di tagliare la catena non è stata un colpo di testa, ci ho riflettuto e poi ho deciso: 900 cittadini hanno firmato per sostenermi. Vedremo come andrà a finire in tribunale, se vorranno portarmici».
Ma non poteva trovare una soluzione meno traumatica delle tronchesi?
«Ho parlato tante volte con gli avvocati della proprietà, ma è stato tutto inutile. Al massimo erano disposti ad aprire un altro stradello all’interno del loro terreno».
E non era una buona soluzione?
«E chi mi garantiva che tra qualche anno non avrebbero chiuso anche il nuovo accesso? E poi c’era un principio da salvaguardare, ossia affermare che quello è e resta uno stradello pubblico anche se ubicato su un terreno privato. Tutta la questione è nata da una lite tra privati e non potevo permettere che a rimetterci fossero i miei concittadini».
In casa come hanno preso la notizia della richiesta del risarcimento?
«Jacopo e Veronica, i miei due figli, mi hanno chiesto se ero sicura di quanto stavo facendo, ma poi si sono tranquillizzati: si fidano di me anche se vorrebbero che fossi più prudente in certe prese di posizioni un po’ temerarie. Mio padre Renato, invece, è preoccupato e mi chiede in continuazione perché l’ho fatto, ma in fondo lo sa che prima di prendere una decisione ci penso bene, ma poi non torno indietro. Sono consapevole di non essere una persona facile, ma non posso farci niente».
E i suoi colleghi di partito?
«Non si è fatto vivo nessuno: gli unici che mi hanno offerto il loro appoggio sono stati quelli di Legambiente e il presidente del Parco Sammuri, che non fanno certo parte della mia area politica».
Ma non la stupisce questo fatto?
«Non molto. Non credo che nel Pdl apprezzino molto questo tipo di battaglie, anche perché in genere a destra si è abituati a difendere certi interessi».
Vuol dire che non apprezzano i paladini del libero accesso alle spiagge?
«Mi rendo conto di essere una scheggia impazzita della politica, ma io non faccio la caccia alle streghe e non divido i buoni dai cattivi sulla base delle tessere che le persone hanno in tasca. A me interessa solo il bene della mia comunità».
E se il Pdl decidesse di non ricandidarla e ricevesse una proposta da parte dei verdi o della sinistra?
«Degli schieramenti mi importa relativamente, in un caso del genere prevarrebbe la voglia di risolvere i tanti problemi aperti della mia comunità. Io, nel politichese non mi riconosco; non porto avanti le cose solo perché lo dice il partito: voglio essere convinta di quello che faccio. Anche per questo ho rotto con l’ex sindaco Vagaggini che per tanti anni era stato il mio idolo».
In che senso?
«Per anni l’ho adorato, sia come umanamente che come politico e quando mi ha proposto di candidarmi ho accettato perché mi fidavo di lui. Anche se penso che si sia pentito di avermi presentato al Pdl. Io non avevo capito che dovevo fare un certo tipo di scelte, che dovevo condividere comunque certe impostazioni. E non l’ho fatto. Forse pensava che mi sarei fatta condizionare e guidare, ma io non sono facile da piegare. Come quando mi ha chiesto di appoggiare la sua candidatura a presidente del Parco. Io pensavo che Angelo Banfi fosse più adatto di lui e così mi sono regolata. Poi è stato nominato Sammuri, che, oltre ad essere una gran brava persona, è molto qualificato».
Dopo l’inaspettato appoggio alla demolizione dell’ecomostro di Procchio, l’episodio delle tronchesi, la minaccia di incatenarsi all’ufficio postale, chi è il prossimo che deve preoccuparsi?
«Abbiamo iniziato una battaglia in difesa dell’ospedale dell’Elba e dell’assistenza sanitaria sull’isola ed è l’ora che i primi risultati comincino ad arrivare...».
In fondo, adesso lei è diventata molto popolare.
«Guardi, io ho insegnato per venticinque anni un po’ in tutte le scuole primarie dell’Elba, sono nata a Portoferraio e mi sono trasferita a Marciana a diciotto anni. Le assicuro che mi conoscevano già in tanti».
Venticinque anni di insegnamento e poi la folgorazione della politica?
«L’attività amministrativa mi è entrata nel sangue, anche perché non sono mai riuscita a interessarmi solo dei miei fatti personali. Dalla scuola, però, non riesco a staccarmi. Per due anni ho tirato avanti le due attività meglio che potevo, poi ho dovuto, anche per altri motivi, chiedere un anno di aspettativa, ma non vedo l’ora di tornare dai miei bambini, mi mancano troppo».