ATTIVITÀ


 



articolo Tirreno_html_m46b33de3Abbiamo deciso di proseguire le indagini su Passannante, l'anarchico lucano che impazzì nella cella della Torre medicea portoferraiese che porta il suo nome. Era stato rinchiuso nel bagno penale per aver compiuto un attentato a re Umberto I. L'indagine non la facciamo noi, ma la nostra socia "inviata speciale" Paola Rossi.

Dopo essere stata qua in settembre per indagare sullo sfortunato personaggio, prosegue i suoi studi necessari a finire la sua tesi di laurea, che riguarda appunto l'attentatore. Rossi ci fornisce documenti e segnalazioni sui suoi studi, sulle sue ricerche realizzate in varie parti d'Italia.

Qua a Portoferraio , oltre che a cercare atti sulla presenza di Passannante,(si veda un articolo su ciò dentro i nostro sito, http://www.circolopertinielba.org/news/090909.htm Rossi si è rivolta alla memoria storica dell'Elba: Leonida Foresi, scrittore e giornalista, fondatore del Corriere Elbano, il quale le ha fornito il prezioso scritto che segue, del 1910.

Il dr. Marini relaziona sul recluso e dà una versione un tantino soft sulla situazione del carcerato, che quasi sembra fosse in villeggiatura. La realtà era stata ben diversa.

QUANDO PASSANNANTE VIVEVA NEL RECLUSORIO DI PORTOFERRAIO

(RICORDI DI UN MEDICO)

Passannante passò lunghi anni nel Reclusorio di Portoferraio. Può essere di qualche curiosità il conoscere il genere di vita che quivi egli condusse, e in qual modo si accentuò e caratterizzò in pazzia, in conseguenza della quale si dovette inviarlo poi al Manicomio di Montelupo.

L'egregio dott. Eugenio Marini, mio buon amico che avendo esercitato lo ufficio di sanitario presso la ora abolita Cassa [n.d.r. Casa] di Reclusione di Portoferraio, ebbe agio di avvicinare e studiare Giovanni Passannante, poteva darmi le notizie che si cercava, e per questo mi diressi subito a lui. Egli mi accolse colla consueta cortesia, e sentito lo scopo della mia visita, mi disse quanto tenterò brevemente di riassumere.

Sono molti anni dal momento della partenza di Passannante, ma pure conservo un ricordo assai vivo di lui e delle circostanze che accompagnarono gli ultimi giorni della sua dimora nella Casa di Reclusione.

«E' vero che avesse un trattamento speciale, differente dal trattamento degli altri condannati?

«Codesto si disse, ma non è vero, appena io assunsi il servizio sanitario presso la Casa di Reclusione ebbi subito ad accorgermi che il Passannante era un povero malato, e come tale cercai di ottenere per lui - nei limiti del Regolamento - tutto ciò che di più vantaggioso era possibile concedere: ma già molto aveva fatto in suo favore il sanitario che mi aveva preceduto nel servizio, il compianto dott. Michele Matteozzi.

«Stava sempre nella Torre del Martello?

Si; - erano adibite per la custodia del Passannante due celle della Torre, che per questo acquistò il nome di lui: - una cella abbastanza ariosa e asciutta con finestra aperta sul mare, e l'altra per posto di guarda degli agenti che dovevano vigilarlo: - da questa seconda cella, mercè una breve scaletta, si accedeva alla piattaforma della Torre, sulla quale Passanante andava nelle giornate di bel tempo a respirare aria libera.

Come passava le sue ore il Passannante?

Leggeva moltissimo, e prima aveva spiccatamente idee megalomaniache non voleva libri di racconti o di facile lettura, ma libri di sostanza, e più specialmente di matematica, nei quali credo che arrivasse a capire ben poco. Mi ricordo che sopra un trattato di algebra che io, col permesso del Direttore, gli avevo dato, scrisse questa strana formula: "pane formaggio colazione di Passannante.

Era poi affetto da una grafomania davvero eccessiva! Si raccomandava sempre per avere della carta che riempiva poi stipatamene di scritti con calligrafia minutissima, nei quali quasi sempre mancava il senso comune: - spesso creava parole nuove: - una volta in una specie di lettera diretta alle dame italiane fece più volte uso della parola: Sorellità!

Avendogli fatto io osservare che quella parola non esisteva nella lingua italiana, mi rispose: "ed è ingiusto! se esiste la fraternità deve esistere anche la Sorellità».

Tanta era la sua mania di scrivere che scriveva anche sul pane che doveva mangiare. Aveva una megalomania accentuatissima: - esigeva che gli agenti di custodia stessero sempre in piedi avanti a lui, e una volta che il Direttore entrò nella cella colla sigaretta in bocca disse: "permette a Lei di fumare perché è il Direttore!"

«Ella, caro Dottore, lo interrogò mai sul tentativo di regicidio?

Si; e mi fece sempre delle lunghissime narrazioni, che poi in conclusione venivano a dire questo: - egli si sentiva incapace a guadagnarsi da vivere perché fisicamente debole e perché la mente non gli reggeva, né voleva commettere furti, ai quali un suo compagno lo istigava: - in un momento di disperazione angosciosa decise di farla finita colla vita, ma voleva che il mondo si accorgesse della sua morte. Saputo dell'arrivo del Re a Napoli e visti i grandi preparativi che si facevano pensò: - se io uccido il Re, mi condanneranno a morte, e così otterrò di finire la mia esistenza con grande chiasso intorno al mio nome. Soggiungeva: dopo alcune ore del mio arresto ebbi modo di sentire gli strilloni che vendendo i giornali gridavano: "l'attentato al Re!", ed io godei in me stesso per il successo di clamore e di notorietà che ero riuscito a raggiungere.

L'alienazione mentale nel Passannante - al momento almeno in cui io ebbe occasione di vederlo e di studiarlo - era evidentissima.

Più volte aveva anche rifiutato il cibo; ed una volta per parecchi giorni di seguito tanto che fui costretto a tentare l'alimentazione forzata.

Quando egli vide i preparativi che si facevano disse: "ebbene, io cedo alla forza, ma per dimostrare appunto che cedo alla forza voi dovete far passare per la sonda tutto ciò che debbo mangiare." Così fu fatto, e così egli mangiò!

Egli aveva l'abitudine di mangiare una sola volta al giorno mescolando in un unico gran piatto tutto quello che gli veniva fornito: latte, uova, minestra, vino, carne, insalata, ecc.: rimescolava tutto questo zibaldone, che poi faceva riscaldare, e poi lo mangiava: - diceva, tanto si doveva mescolare insieme nello stomaco!

Non durai molta fatica a persuadere il Direttore della Casa che il Passannante era pazzo, e che piuttosto di una reclusione era degno di un manicomio.

Il Ministero inviò a Portoferraio gli illustri psichiatri prof. Riffi e prof. Tamburini, che consultarono la pazzia di Passannante. Ricordo che al momento della partenza egli mi disse: Ella può contare sulla mia protezione!

Nella casa di Reclusione aveva il Passannante una vigilanza speciale?

- Questo sì: - egli era sorvegliato in modo speciale notte e giorno da un apposito agente di custodia, e non poteva essere visitato dal alcuno.

Si racconta che quando venne a Portoferraio l'avv. Agostino Bertani, questi chiese al Ministero dell'Interno la facoltà di vedere Passanante, ma il Ministero rispose che lo si facesse vedere solo dallo spiraglio dell'uscio della cella senza facoltà di parlargli; del che sdegnato il Bertani, rinunzio alla visita.

Sentii di aver abusato anche troppo della cortesia e del tempo dell'amico dottore che lasciai ringraziandolo a nome dei nostri buoni lettori.


Sandro Foresi


Dal Corriere Toscano 24 febbraio 1910

Foto: Giovanni Passannante

articolo Tirreno_html_57516fffma ecco cosa Paola ha trovato nei suoi studi.

Anna Maria Mozzoni (Rescaldina, 5 maggio 1837 - Roma, 14 giugno 1920) è stata una pioniera italiana del femminismo.--da wikipedia-- la giornalista che scriveva su Critica Sociale del 1891, fondata da Filippo Turati, riferisce di quando l'on.Bertani fece un'ispezione alla Linguella e vide la realtà in cui "viveva" Passannante. Ecco i documenti che Rossi ci ha fornito.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Non pare necessario commentare.


PASSANNANTE Infanzia e formazione
da wikipedia

Nato da Pasquale e da Maria Fiore, fu l'ultimo di dieci figli dei quali 4 morti in tenera età. Le condizioni economiche molto difficili della famiglia ebbero una decisiva influenza sulla sua formazione. Costretto per aiutare i suoi a svolgere piccoli lavori sin dalla più tenera infanzia, Giovanni espresse il desiderio di frequentare la scuola. Il perdurare delle misere condizioni familiari, tuttavia non gli consentì di frequentare che brevemente le aule scolastiche.

Cresciuto, nel tentativo di affrancarsi dalla fame che lo costringeva a lavori saltuari da bracciante e guardiano di greggi, si recò a Potenza, dove trovò lavoro come sguattero presso un'osteria. Più tardi, un capitano dell'esercito, nativo come lui di Salvia, ma residente a Salerno, notato il vivo interesse del ragazzo per gli studi, lo prese a servizio presso di sé e gli assegnò un vitalizio che gli consentisse di integrare la propria istruzione. Passannante alternò così la lettura della Bibbia a quella dei giornali e degli scritti di Giuseppe Mazzini.

Abbracciate le idee repubblicane, Giovanni frequentò circoli mazziniani e per questo venne arrestato e trattenuto in carcere per due mesi. Uscito di prigione tornò brevemente presso la famiglia a Salvia (come si chiamava allora il suo paese natale), quindi si recò nuovamente a Potenza, lavorando questa volta come cuoco. Nel 1872 si trasferì a Salerno, ove continuò a svolgere la stessa professione e si iscrisse alla locale società operaia. Grazie al suo attivismo i membri della società si moltiplicarono, passando da 80 a 200. Frattanto Passannante si orientò verso idee anarchiche. Infine, il trasferimento a Napoli.


L'attentato

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Foto: L'attentato su un giornale dell'epoca

Il 17 novembre 1878, re Umberto I di Savoia era in visita a Napoli. Quando il corteo reale fu giunto all'altezza del Largo della Carriera Grande, Passannante si avvicinò alla carrozza del sovrano che incedeva lenta tra la folla e, simulando di voler porgere una supplica, salì sul predellino, scoprì un coltellino che teneva avvolto in uno straccio rosso e vibrò un colpo in direzione del Re. Questi riuscì a deviare l'arma, rimanendo leggermente ferito a un braccio. L'attentatore venne afferrato dal primo ministro Benedetto Cairoli che rimase ferito da un taglio alla coscia destra.

L'arresto
Passannante, colpito con una sciabolata alla testa dal capitano dei corazzieri Giovannini, venne tratto in arresto. Sebbene avesse concepito l'attentato ed agito da solo, fu brutalmente interrogato e torturato nel tentativo di fargli confessare un'inesistente congiura. L'attentatore aveva compiuto il suo gesto con un coltellino che aveva una lama di 8 cm circa, "buono solo per sbucciare le mele", come dichiarò al processo il proprietario del negozio ove Passannante aveva ottenuto l'arma barattandola con la sua giacca. Nel fazzoletto rosso nel quale aveva nascosto il pugnale, Passannante aveva scritto: «Morte al Re, viva la Repubblica Universale, viva Orsini».


articolo Tirreno_html_623a230e Celebre tela di Telemaco Signorini "Bagno penale" che è appunto il carcere della Linguella di cui si parla e ricordiamo che nello stesso carcere , nel 1933, comparve Sandro Pertini detenuto politico perché antifascista, come detto in altre parti del nostro sito..
 
Ora attendiamo altre notizie da Paola Rossi che sta per andare al paese natale di Passannante, Salvia, e poi a Montelupo Fiorentino, al manicomio criminale, dove il disgraziato personaggio fu trasferito dopo Portoferraio e là morì nel 1910. Fu la sua salvezza dobbiamo dire amaramente. Ma non ottenne pace, vedremo perché.
 
 
 
 

CIRCOLO CULTURALE SANDRO PERTINI dell’isola d’Elba Presidente onoraria Diomira Pertini

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