Un altro intervento dell'amco Bijan Zarmandili, giornalista e scrittore, di recente intervenuto al premio giornalistico intitolato alla memoria di Barbiellini, a Portoferraio. Nel 2007 si aggiudicò il premio letterario Elba con il romanzo "L'estate è crudele" (Feltrinelli ), in seguito ha realizzato "Il cuore del nemico" (Cooper), la storia di amore, follia e segreti di un kamikaze nella palude del terrorismo mediorientale. Una storia di passione struggente e il ritratto intimo di un martire contemporaneo.
Ora un articolo sulla poltica estera in continua ebollizione, pubblicato su Il Tirreno, che rivela un mondo sempre più sconvolto dai poteri, dalle guerre, dalle rivolte di chi cerca la democrazia ma anche da interventi "guidati" che sfuggono alla comprensiione della gente comune.
bijan zarmandili
Siria, la strage approvata da Assad
02 agosto 2011 — pagina 06 sezione: Attualità
ROMA. La carneficina dell’altro giorno ad Hama ha avuto ieri un macabro seguito nel primo giorno del mese sacro per i musulmani, il Ramadan, con i blindati dell’esercito che hanno sparato ancora sulla folla. Il bilancio delle vittime è di nuovo pesante: cinque morti e decine di feriti, come in altre parti del paese, a Abu Kamal, ai confini tra la Siria e l’Iraq, dove i testimoni parlano di almeno un civile ucciso e diversi feriti.
I morti della domenica di sangue ad Hama sono 136 (accertati), ma l’opposizione sostiene che i soldati hanno sparato all’interno delle abitazioni, uccidendo donne e bambini, più di 300, e lasciando i cadaveri nei giardini pubblici.
Una strage tuttavia elogiata da Bashar al-Assad: «Ammiriamo i vostri sforzi, i vostri sacrifici, che sono serviti a sconfiggere il nemico», ha detto rivolgendosi alle forze armate che festeggiavano ieri il 66mo della loro fondazione: «Avete dimostrato la vostra lealtà al popolo, alla nazione e alla fede». L’orrore verso ciò che sta accadendo in Siria scuote la pubblica opinione in tutto il mondo, ma si avanza anche l’ipotesi di un intervento militare per arrestare la brutale repressione. Ne ha parlato ieri il ministro degli Esteri britannico William Hague, dicendo che «non è una possibilità remota» l’invio delle truppe. La prospettiva di aprire un nuovo fronte di guerra nel Medioriente preoccupa però diverse cancellerie occidentali, ma in primo luogo la Nato, su cui cadrebbe l’intero peso di una eventuale guerra. «Non ci sono le condizioni per un intervento militare», ha tenuto a precisare il segretario della Nato, Anders Fogh Rasmussen, sottolineando di non confondere il caso libico con quello siriano: «La missione della Nato in Libia - ha detto - poggia sulla risoluzione 1973 del Consiglio di sicurezza dell’Onu ed è condivisa dai paesi vicini», cercando di fermare in tempo qualsiasi velleità interventista da parte dei britannici. In assenza delle condizioni per far cessare la repressione con l’intervento delle truppe, si moltiplicano le iniziative diplomatiche in sede Onu per isolare il regime di al-Assad, come chiede la Casa Bianca. Ne ha discusso ieri alle 23 ore italiane il Consiglio di sicurezza, sollecitato dall’Italia e dalla Germania. Intanto l’Ue, che ha chiesto all’Onu «una posizione netta» di condanna, ha aggiunto cinque nomi all’elenco delle personalità siriane colpite dalle sanzioni che prevedono il divieto di espatrio e il congelamento dei beni.
L’Ucraina ha deciso di chiudere la sede diplomatica a Damasco ed è probabile che altre nazioni decidano di richiamare i propri diplomatici. C’è inoltre un segnale importante da parte della Russia, fin qui alleata di Damasco: ha esplicitamente condannato la repressione del regime chiedendo che cessi «immediatamente l’uso della forza contri i civili». Tocca vedere la posizione che la Russia assumerà al Consiglio di sicurezza, avendo a disposizione il diritto di veto, come la Cina. Al Consiglio di sicurezza pesano anche i comportamenti dell’India, che avrà la presidenza di turno, di Brasile (disponibile da ieri ad appoggiare la risoluzione di condanna) e del Sud-Africa.